Fino al 20 gennaio prossimo, il Castello Modern and Contemporary Art di Milano presenta 15 opere di Hans Hartung in una mostra intitolata “L’harmonie des signes et des gestes”, realizzata a cura di Adriano e Marcello Conte.
Hans Hartung (Lipsia, 1904 – Antibes, 1989) ha conosciuto tutti i movimenti avanguardisti del ’900, dal tachismo all’astrattismo al cubismo fino all’espressionismo, senza collocarsi in nessuna corrente o tendenza avendo una sua personale concezione dell’arte come linguaggio individuale e assolutistico. Dopo aver studiato i grandi pittori classici del passato, nel 1925 l’incontro con Kandinskij definisce il carattere informale ed astratto della sua pittura, utilizzando tutti gli schemi di questa corrente, macchie e spruzzi di colore (action painting), segno libero e gesto (graffitismo). E proprio con il graffitismo compone tutta la sua opera pittorica, realizzando illimitate variazioni giocate sul segno. Egli stesso dichiara: “In quanto a me, voglio rimanere libero di spirito, d’azione, ma non lasciarmi rinchiudere né dagli altri, né da me stesso”.
È anche lo studio della musica che influisce sulla scelta espressiva, che lo porta alla spontaneità e alla scelta del “gesto” e, quindi, del segno, sia grafico che pittorico dettato dall’emozione senza sottostare a qualsiasi condizionamento razionale.
A proposito del suo intendere l’opera d’arte, infatti, Umbro Apollonio chiarì che: “L’artista non può lasciarsi trasportare a simili inside, perché partecipa intimamente a quella dialettica fra segno e orizzonte che mobilita uno spazio dinamico per via di convergenze ritmate e salienti. Cioè che colpisce già a prima vista nel quadro di Hartung è per l’appunto uno spazio disteso nel fondo e cui sta di fronte un insieme estremamente mobile di gesti.(…)”.