Montezuma, Fontana, Mirko. La scultura in mosaico dalle origini a oggi


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Lucio Fontana, Gallo, 1948, mosaico nero e oro su cemento, cm84x59x31, Roma Soprintendenza Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, foto Antonio Itini

Al Museo d’Arte della Città, di Ravenna, fino al prossimo 7 gennaio è allestita la mostra “Montezuma, Fontana, Mirko. La scultura in mosaico dalle origini a oggi”, che rientra in ambito alla V edizione Ravenna Mosaico Rassegna Biennale di Mosaico Contemporaneo.

È grazie al contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, di Marcegaglia Carbon Steel, che il MAR, Museo d’Arte della Città di Ravenna, propone questa mostra di ampio respiro sul rapporto tra la scultura e il mosaico, con l’intento di sondare e documentare la nascita, l’evoluzione di questo linguaggio e le differenti declinazioni del concetto di “tessera” da parte degli scultori a partire dagli anni Trenta del Novecento, momento in cui, dopo che Gino Severini rinnova la pratica del mosaico in funzione della decorazione architettonica, si avviano le ricerche plastiche mosaicate di Lucio Fontana e Mirko Basaldella, tra i più geniali artisti del secondo Novecento italiano.
Il percorso che coniuga la scultura al mosaico, dopo gli esempi di Fontana e Mirko tra anni Trenta e anni Quaranta, si interrompe per ricomparire di prepotenza tra la fine degli anni Settanta e gli anni Ottanta, con alcune sporadiche eccezioni negli anni Cinquanta e Sessanta.
Negli anni Sessanta e Settanta, Zavagno e Licata sono gli esempi principali e da considerare come le basi da cui si dipana la ricerca dei decenni seguenti soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo dei diversi materiali, tradizionali e non tradizionali.
è su questo input che la mostra muove a documentare le differenti espressioni della scultura tra XX e XXI secolo, in particolare nella coniugazione con l’arte del mosaico che si intensifica e si individua come genere specifico sul finire degli anni Settanta ad opera di Antonio Trotta, Athos Ongaro e della Transavanguardia di Chia e Paladino.
Tale ripresa suggestionerà designer quali Mendini e Sottsass che opereranno alcune incursioni sperimentali nella scultura. Dalla seconda metà degli anni Ottanta ad oggi, le ricerche e la produzione artistica in questa particolare espressione della scultura si moltiplicano con esiti diversi e nel contempo tracciano il disegno della multiforme ricerca artistica dell’ultimo scorcio del XX secolo.
Da questo momento, il fenomeno scultura e mosaico vedrà un’accelerazione con artisti di varia provenienza che si connoteranno fortemente come scultori mosaicisti tout court, consolidando la percezione che la scultura mosaicata abbia ormai imboccato una strada di assoluta autonomia.
Tra XX e XXI secolo il linguaggio musivo nella scultura si evolve in differenti e metamorfiche declinazioni del concetto di “tessera”, anche grazie alle sollecitazioni delle ricerche internazionali sui concetti di accumulo, assemblaggio parcellizzato e “poetica dell’oggetto” messi in campo dal Nouveau Realisme francese e poi dalla Nuova Scultura Britannica, per poi proseguire con elementi di spiccata originalità sino alle attuali generazioni, che lo impiegano in modo sempre più innovativo ed inatteso.

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