«Inventore molto considerato nel comporre e situare in istoria le sue figure», così Giorgio Vasari nel 1550 definiva Ambrogio Lorenzetti, protagonista della mostra che verrà inaugurata il 22 ottobre e che proseguirà fino al 21 gennaio 2018 a Siena presso lo Spedale di Santa Maria della Scala che, esaurita da tempo la sua funzione di assistenza ai malati e ai bisognosi, si è trasformato in uno dei poli museali cittadini di maggior rilevanza, assieme al Museo dell’Opera del Duomo e alla Pinacoteca Nazionale. La mostra è la tappa conclusiva del progetto “Dentro il restauro”, avviato nel 2015 e mirato a un approfondimento sistematico dell’attività del Lorenzetti per quel che concerne la conservazione delle sue opere e il conseguente avvicinamento da parte del pubblico.
In quell’anno Siena era stata nominata Capitale della Cultura e per l’occasione erano state trasferite allo Spedale di Santa Maria della Scala alcune importanti opere dell’artista che necessitavano di indagini conoscitive, di interventi conservativi e di veri e propri restauri, resi aperti e fruibili da chiunque. Stiamo parlando del ciclo di affreschi staccati della cappella di San Galgano a Montesiepi (1334-1336), a poche centinaia di metri dalla scenografica abbazia, e del polittico della chiesa di San Pietro in Castelvecchio a Siena, ricomposto e riunito con l’originaria cimasa raffigurante il Redentore benedicente. I lavori di restauro sono proseguiti con l’apertura di altri due cantieri, il primo nella chiesa di San Francesco, volto al recupero degli affreschi dell’antica sala capitolare dei frati francescani senesi, e l’altro nella chiesa di Sant’Agostino, nel cui capitolo Ambrogio Lorenzetti dipinse un ciclo di storie di Santa Caterina e gli articoli del Credo.
Ambrogio Lorenzetti è stato insieme al fratello maggiore Pietro, a Duccio di Buoninsegna e a Simone Martini, il principale artefice del rinnovamento pittorico senese tra il Duecento e il Trecento, quando il linguaggio era ancora vincolato alla tradizione bizantina, sebbene si stesse già evolvendo con la Rinascenza paleologa. L’artista, nelle sue prime prove, influenzato al pari di Pietro dalla rivoluzione attuata da Giotto, contesta la grazia del tratto di Simone Martini, portavoce della cultura cortese e punto di riferimento per i giovani artisti. I senesi al principio non apprezzarono molto questa sua originalità, così Ambrogio decide di compiere un viaggio di apprendistato a Firenze per “farsi le ossa”. Al suo ritorno, forte delle sue nuove conoscenze, si concentra come il fratello sul dato spaziale, conquistando, seppur empiricamente, la terza dimensione: lo si veda nell’Annunciazione della Pinacoteca Nazionale (1344), caratterizzata da una solennità classicheggiante, alla quale corrisponde anche una maggiore ricercatezza decorativa.
Il suo banco d’esame tuttavia è il Palazzo Pubblico dove rappresenta l’Allegoria e gli effetti del Buono e Cattivo Governo in Città e nel Contado, opera che illustra i principi politici su cui si basa lo stato senese, allora nel periodo della sua massima espansione. Il ciclo è stato realizzato nel 1338, vale a dire dieci anni prima della terribile peste che si abbatté su Siena e sulla Repubblica e che segnò l’inizio inesorabile del suo declino che culminerà nel 1555, anno della resa definitiva a Firenze. L’affresco è un vero e proprio manifesto politico che celebra la potenza comunale cittadina. È talmente celebrato da aver messo in ombra il restante corpus pittorico di Ambrogio.
Lo scopo della mostra monografica è esattamente quello di osservare l’artista da un punto di vista differente. Saranno esposte opere provenienti dal Louvre, dal National Gallery, dalle Gallerie degli Uffizi, dai Musei Vaticani, dallo Städel Museum di Francoforte, dal Yale University Art Gallery. Una pausa temporanea della diaspora di dipinti che in larghissima parte furono prodotti proprio per cittadini senesi e per chiese della città che comunque conserva ancora la maggior parte dei capolavori di Ambrogio. Il percorso espositivo della mostra sarà arricchito inoltre dalla presenza di un’audioguida in più lingue e da alcuni interventi videofilmati.
L’esposizione, promossa e finanziata dal Comune di Siena, gode dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e del patrocinio del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Regione Toscana. La curatela è di Alessandro Bagnoli, Roberto Bartalini e Max Seidel, autori anche del corposo volume che accompagna l’esposizione.