A Palazzo Palmieri di Monopoli, in Puglia, in occasione della II edizione di PhEST – See Beyond the Sea, è allestita fino al 29 ottobre la mostra collettiva di arte contemporanea Mythologies a cura di Roberto Lacarbonara, ideata e sostenuta da CRAC Puglia – Centro Ricerca Arte Contemporanea. Nelle sale del piano nobile del palazzo settecentesco, espongono 18 artisti provenienti da Italia, Albania e Montenegro, che intervengono con installazioni ambientali, in parte inedite e site specific, confrontandosi sul tema delle “mitologie contemporanee” e analizzandone i rilevanti processi di trasformazione culturale, economica, sociale e religiosa. Essi sono: Valentino Albini, Francesco Arena, Corrado Bove, Gianni Caravaggio, Daniela Corbascio, Endri Dani, Flavio Favelli, Antonio Fiorentino, Andrea Francolino, Gaspare, Goldschmied&Chiari, Michele Guido, Irena Lagator Pejovic, Pierpaolo Miccolis / Claudio Panaro, Rebecca Moccia, Ornaghi&Prestinari, Luigi Presicce, David Reimondo.
Il progetto è ideato e sostenuto da CRAC Puglia, Centro Ricerca Arte Contemporanea, presentato per la prima volta all’interno di PhEST, See Beyond the Sea ed è realizzato con la collaborazione di: LAGOS Photo Festival, Ministero della Cultura del Montenegro, F.Project Scuola di Fotografia e Cinematografia, FIAF, Bass Culture, AttivArti Associazione Culturale.
La mostra è ispirata dall’analisi condotta da Roland Barthes nell’omonimo saggio Mythologies del 1957, in cui l’autore analizza con acuta lucidità il tratto pervasivo dei fenomeni di consumo e dei mezzi di comunicazione di massa. La storicità di certi fenomeni, le radicali convinzioni inerenti cause e caratteri di taluni accadimenti collettivi, vengono fatte passare come “naturali”, organiche al sistema di riferimento. Questo meccanismo di mascheramento è ciò che Barthes chiama “mito”.
Anche le immagini funzionano come i miti: naturalizzano ideologie attraverso stereotipi, non raccontano la realtà ma producono “effetti di realtà”.
Quindi, a sessant’anni dalle tesi barthesiane, la mostra Mythologies consegna nuovamente alle immagini la forza mitopoietica di fissare, con immediata naturalezza, l’insieme di processi, verità e immaginari alla base di nuove mitologie.
La funzione rituale e identitaria del mito subisce oggi una totale ridefinizione, passando dall’essere strumento di sorveglianza e disciplina collettiva a modello di coercizione del consumo e del godimento. A ciò si aggiunge una terza via, quella specifica del processo creativo dell’artista, la cui necessità espressiva genera da sé i propri codici e il proprio apparato iconografico per dar forma ad uno spazio utopico, ad una radicale ossessione, a ciò che il curatore Harald Szeemann definiva “mitologie individuali”.