La Chiesa medioevale di San Francesco nel Comune di Gualdo Tadino (PG), ospita fino al 3 dicembre prossimo una mostra dedicata alla seduzione, realizzata in collaborazione con il Polo Museale della stessa città e curata da Vittorio Sgarbi.
La storia della seduzione femminile è antica tanto quanto l’uomo e per la donna è da sempre un potere irrinunciabile e, questa mostra, ne svela un percorso irresistibile e intrigante, dove regna sovrana la donna che si mostra nel pieno del suo fascino seduttivo, con l’enfasi dei gesti e con la nudità di corpi lascivi. Dalla terribile Circe del genovese Anton Maria Vassallo che seduce e distrugge, fino alla delicata ritrosia di una giovane Rebecca al pozzo di Giuseppe Antonio Pianca, la mostra offre un ventaglio attraente del potere seduttivo della donna, mostrandone le diverse sfaccettature dipinte da artisti italiani tra la fine del Cinquecento e il Settecento, da Simone Peterzano, il primo maestro di Caravaggio a Milano, passando per Lionello Spada, Gioacchino Assereto, Mattia Preti, Luca Giordano, fino ai Tiepolo. In un crescendo che cattura i sensi, potremo ammirare la forza penetrante della Maddalena rapita in estasi di Francesco Cairo, l’intrepida esaltazione di Giuditta, l’eroina dipinta da Pietro della Vecchia e da Lorenzo De Caro, il sensuale abbandono del giovane Rinaldo tra le braccia della bella Armida di Paolo De Matteis o la superlativa Cleopatra di Guido Cagnacci, una tela presentata qui per la prima volta. Figure, queste, che competono con la sensualità contenuta delle figlie di Lot nel Sebastiano Mazzoni, della cuciniera e dell’ortolana di Antonio Boselli che fa vedere l’ortaggio in bella vista, in un esplicito gioco di doppi sensi. Senza scivolare mai nell’esplicito groviglio di corpi, i dipinti esposti che provengono da prestigiose collezioni private italiane ed estere, dalla Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi di Forlì e dalle Collezioni d’arte della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro, raffigurano donne che offrono di sé il lato più segreto e intimo della loro femminilità, sempre consapevoli di un potere insito nella loro stessa natura.