Al Castello di Conversano (BA), fino al 19 novembre prossimo, sono esposte 100 opere, tra dipinti, disegni, fotografie, sculture, litografie e oggetti d’arte, di Man Ray (Emmanuel Radnitzsky, Philadelfia, 1890 – Parigi, 1976) l’artista americano simbolo del Dadaismo, nella mostra “Man Ray: L’uomo infinito”, organizzata dall’Associazione culturale Artes in collaborazione con l’Amministrazione comunale di Conversano e con la Fondazione Marconi e si avvale della consulenza di Vincenzo de Bellis con Eugenia Spadaro.
Il titolo della mostra è tratto da una delle opere esposte, “L’Homme Infini” (1970), che contiene in sé la complessità e la profondità della ricerca artistica di Man Ray e getta uno sguardo sulla produzione dell’artista nella sua totalità. L’infinito viene qui interpretato come sfida alla complessità del quotidiano, come conquista delle multiformi possibilità di integrazione e coesistenza delle diversità.
L’esposizione è suddivisa in otto aree tematiche che, in ordine cronologico, analizzano i diversi stili e le differenti tecniche con le quali l’artista si è cimentato nella sua vita. Il percorso della mostra inizia con la sezione intitolata “New York 1912 – 1921”, nella quale sono esposte le opere del primo periodo americano, che ben illustrano la molteplicità di tecniche e mezzi espressivi impiegati da Man Ray, la cui attività si sviluppa già sul duplice binario di fotografia e pittura. La seconda sezione, “Il rapporto con Marcel Duchamp”, presenta il legame tra i due artisti che, scoprendosi affini e complementari, hanno seguito l’uno le tracce dell’altro, pur sempre conservando la propria individuale originalità, e hanno collaborato alla realizzazione di alcune opere di fondamentale importanza per entrambi.
Le due sezioni “Gli amici artisti e autoritratti” e “Muse e Modelle” sottolineano una delle caratteristiche principali dell’opera fotografica di Man Ray, ovvero quella di ritrarre le persone che lo ispiravano, tra cui i suoi tanti amici artisti, sé stesso e le sue muse e modelle.
La sezione “Dadaismo ed avanguardie” mette in luce l’adesione a uno dei movimenti più rivoluzionari dell’arte del Novecento, il Dadaismo, la cui funzione principale è quella di distruggere la concezione ormai vecchia e desueta dell’arte, stravolgendone tutti i canoni convenzionali, in favore di una totale e irriverente libertà espressiva.
“Realtà e finzione – voyeurismo e sadismo” è l’area della mostra in cui sono esposte le opere realizzate tramite tecniche sperimentali. Tra questi i famosi ‘rayographs’: immagini fotografiche ottenute poggiando oggetti direttamente sulla carta sensibile poi impressionata senza l’uso della macchina fotografica.
Infine le due ultime sezioni “Juliet”, all’interno della quale vi è l’“album Fifty faces of Juliet” e “Ritorno in Francia”, dedicata all’ultima fase della vita di Man Ray nella quale l’artista tornerà inconsciamente alle origini della sua produzione, creando così una linea di continuità tra passato e presente.