Per essere accolti da Romano Levi (1928-2008) nel suo particolarissimo mondo riservato di Neive (CN), bisognava mostrare molta sensibilità verso l’arte e la cultura e saper apprezzare il pregiato prodotto della sua distilleria, ossia quella da egli stesso così definita “la grappa della donna selvatica”, che faceva degustare con una fialetta che immergeva tramite un filo nella botte (tutti con la stessa) per pescare la preziosa ambrosia che porgeva nello stesso modo in cui il sacerdote porge l’Ostia consacrata.
Egli era distillatore, professione ereditata dalla famiglia, ma era anche artista e poeta e faceva tutto con grande passione e finezza, in punta di piedi quasi a non voler turbare la magia della poesia dell’animo umano che metteva in ogni azione. Tutto quanto il suo modo di essere si manifestava contemporaneamente ed è così che la sua grappa “unica” al mondo veniva imbottigliata in bottiglie anch’esse uniche al mondo, etichettate con disegni e poesie da lui eseguiti, ognuno sempre diverso da tutti gli altri, su carta strappata a mano; oggi, queste bottiglie etichettate sono considerate opere d’arte, anche quando sono ormai private del loro liquido speciale.
Ha vissuto una vita quasi da eremita, nonostante la grande richiesta di visite che accettava, oppure no, secondo quanto la persona era ritenuta capace di capire il suo mondo.
Adriano Benzi e Rosalba Dolermo ripropongono questo interessante personaggio attraverso una mostra a lui dedicata, allestita a Palazzo Robellini di Acqui Terme (AL) fino al 3 settembre.
La mostra si compone di oltre 200 opere che comprendono soprattutto le etichette, scritte, colorate, disegnate da Romano Levi, una importante rassegna bibliografica con riviste e quotidiani d’epoca, ma, in particolare, le mitiche e ormai preziose bottiglie.
A completare la mostra sono esposti numerosi ingrandimenti fotografici e un esauriente catalogo contenente le immagini riunite in gruppi omogenei e commentate da Sergio Miravalle, Bruno Quaranta, Gianfranco Schialvino.