Jan Fabre. Naturalia e Mirabilia


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Spanish sword (Knight of modesty), 2016, Jewel scarab wing, cases, steel, ©Angelos bvba-ph Pat Verbruggen

Nell’ambito del ciclo “Incontri sensibili”, dal 1 luglio al 22 ottobre, al Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli, è esposta la mostra “Jan Fabre. Naturalia e Mirabilia” realizzata a cura di Sylvain Bellenger e Laura Trisorio.

Jan Fabre (1958, Anversa), presenta due lavori realizzati interamente con gusci di scarabeo gioiello, elemento distintivo e ricorrente della sua ricerca. Spanish Sword (Knight of modesty), Spada spagnola (Cavaliere di umiltà), è una spada in acciaio ricoperta di corazze naturali e iridescenti di scarabeo che evoca l’investitura cavalleresca, le armature cinquecentesche e la battaglia per l’arte che Jan Fabre ha intrapreso sin dal 2004 con il film Lancelot, una crociata in difesa della fantasia e dell’immaginazione come forme di conoscenza. In sala sono presenti anche due preziosi elementi in cuoio del XVI secolo (un frontale da cavallo e una rotella da parata). Railway Tracks to Death, Binari verso la Morte, appartiene alla serie Tribute to Hieronymus Bosch in Congo, realizzata dall’artista per indagare la controversa storia coloniale del Belgio. La superficie dell’opera, dall’aspetto prezioso, mutevole e cangiante, è ottenuta con una tecnica musiva, montando insieme migliaia di ali di scarabeo di colori differenti su legno. Essi compongono una strana versione dello stemma delle ferrovie del Congo belga, al cui centro si riconoscono figurine zoomorfe ricorrenti nel linguaggio del maestro fiammingo Bosch, noto per il suo immaginario surreale e mostruoso.

In dialogo con le opere di Fabre c’è la “camera delle meraviglie”, o Wunderkammer, una raccolta di curiosità tipica delle collezioni d’arte del Cinquecento e Seicento, manifestazione dell’utopia di riunire natura e arte per creare un universo in miniatura, il cui demiurgo era il collezionista stesso. La camera delle meraviglie è una sintesi tra sapere scientifico, piacere estetico e scoperta, e costituisce la base del concetto moderno di museo. Le scarabattole qui allestite presentano oggetti pervenuti a Capodimonte dalle collezioni dei Farnese, dei Borbone e dal Museo Borgiano di Velletri. Esse mostrano naturalia (madrepore, rami di corallo, uova di struzzo, rostri di pesce sega, uova di struzzo) e mirabilia (oggetti d’arte realizzati in cristallo di rocca, bronzo, avorio, ambra, noci di cocco, corno di rinoceronte, corno di cervo, nonché manufatti provenienti da terre di esplorazione).

Al centro di una delle scarabattole, è esposta una tela di Otto Marseus von Schriek, pittore olandese del Seicento attivo anche in Italia, campione della natura morta, specializzato nella rappresentazione del sottobosco. Nella sua abitazione, dove custodiva una piccola Wunderkammer con monete e resti di creature rare, l’artista allevava rettili ed altra fauna rappresentata poi nelle sue opere. In qualche caso, il pittore ha utilizzato direttamente sulla tela autentiche ali di farfalla, praticando l’unione tra naturalia e artificialia come tecnica pittorica.
A questa eclettica raccolta, sono stati aggiunti 41 antichi scarabei della Collezione Egizia del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. L’artista belga, nel suo interesse verso il microcosmo degli insetti, gioca anche con l’omonimia del suo cognome con quello dello studioso Jean-Henri Fabre, padre della moderna entomologia.

La mostra Jan Fabre. Naturalia e Mirabilia è inserita in una serie di appuntamenti che vedranno protagonista il poliedrico artista belga in città con la mostra “My Only Nation is Imagination”, a cura di Melania Rossi allo Studio Trisorio con sculture, disegni e un video frutto della ricerca di Fabre sul rapporto tra arte e scienza; mentre al museo MADRE è presentata l’opera “L’uomo che misura le nuvole” (versione americana, 18 anni in più) 1998 – 2016.

 

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