Allo Spazio El Magazen dell’Arte Dorsoduro 1375, Venezia, dal 2 al 30 giugno è allestita una mostra personale dedicata a Barbara Nejrotti e realizzata a cura di Ermanno Tedeschi.
Il codice bianco ha connotato le prime produzioni dell’artista Barbara Nejrotti abile a dar forma di bassorilievi e di “bassi affondi” a tele che contaminando il quadro con la scultura, la pittura con il cucito. Opere da vedere in purezza di sguardo e di stato d’animo. La personale a Venezia, nello spazio El Magazen dell’arte, a poche calli dai luoghi della Biennale, aperta sino al 30 giugno, segna una svolta nella tensione sui soggetti: i nuotatori tra le onde, piccole figure di dinamicità atletica, si muovono in un mare oscuro, in uno spazio costretto dalle dimensioni stesse del quadro, da condividere con squali di cui si vedono le siluette delle pinne.
“La sostanza di cui son fatte le tele di Barbara Nejrotti, cambia il significato stesso delle opere – osserva il curatore Ermanno Tedeschi – il nero del tessuto su cui vivono le figure umane e le linee in rilevo delle onde che le sovrastano, forniscono uno spunto centrale per la lettura dell’opera. L’unicità della sua tecnica rimette in discussione anche l’elemento cromatico che colpisce l’osservatore non solo in superfice, ma lo porta ad immedesimarsi emotivamente in modo diverso per un codice nero, bianco o ancora turchese, giallo e rosso.”
Come ardesia in tessuto, appunto! “è stato uno sviluppo narrativo di concetti a cui tengo molto: lo sforzo dell’uomo che affronta a bracciate ritmiche le onde, le vibrazione che ci fanno rimbalzare nel vivere quotidiano che richiede doti acrobatiche – spiega Barbara Nejrotti – o l’equilibrio quotidiano tra terraferma e mare, necessario a vivere in armonia. Dal bianco ho iniziato ad indagare il colore, in un elemento o a fondo pieno, prima vitale poi più assoluto come il nero.”
La quindicina di opere proposte a Venezia, offrono una panoramica interessante per chi non conosce il lavoro della Nejrotti, una serie di soggetti che nella loro essenzialità e immediatezza non si lasciano scordare, sono Impronte, come la serie di soggetti di cui resta solo il calco nel tessuto: migranti? bambini? camminatori nella neve o nel talco? Segni a testimonianza a ricordo in un passaggio o quel ricordo di sé che ognuno auspica di lasciare nella propria vita come in un capolavoro.