Da Caravaggio a Bernini. Capolavori del Seicento italiano nelle Collezioni Reali di Spagna


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Michelangelo Merisi da Caravaggio, Salomé con la testa del Battista, 1607, Madrid, Patrimonio Nacional, Palazzo Reale di Madrid

Una nuova mostra composta da capolavori storici è ospitata alle Scuderie del Quirinale, Roma, fino al 30 luglio dove, a cura di Gonzalo Redín Michaus, è radunata una straordinaria selezione di dipinti e sculture delle Collezioni Reali di Spagna, che riflette gli strettissimi legami politici e le strategie culturali stabilite tra la corte spagnola e gli stati italiani nel corso del XVII secolo.

Le opere esposte al Quirinale, selezionate sulla base del loro eccezionale valore artistico e storico, provengono dal fondo collezionistico spagnolo, a tutt’oggi sottoposto alla tutela di Patrimonio Nacional. Questo è stato creato nel 1865, quando la regina Isabella II, rinunciò alla proprietà personale dei beni ereditati dai propri antenati e ne cedette la gestione allo Stato.

Ad arricchire le raccolte d’arte della dinastia asburgica contribuirono i frequenti doni diplomatici da parte dei governanti italiani, determinati a guadagnarsi il favore dei sovrani di Spagna che con i loro possedimenti (il Viceregno di Napoli e lo Stato di Milano) condizionarono dalla metà del Cinquecento l’evoluzione della complessa situazione politica italiana. È questo il caso di due tra i dipinti più spettacolari in mostra, “Lot e le figlie” di Guercino e “La conversione di Saulo” di Guido Reni, donati a Filippo IV dal principe Ludovisi allo scopo di garantire la protezione spagnola sul minuscolo Stato di Piombino.

Moltissime altre opere d’arte, tra le quali il magnifico “Crocifisso” del Bernini proveniente dal Monastero di San Lorenzo del Escorial, opera raramente accessibile al grande pubblico, vennero commissionate o acquistate da mandatari del re; altre ancora vennero ordinate o comprate, come nel caso della “Salomè” di Caravaggio, dai rappresentanti della monarchia spagnola in Italia (ambasciatori e viceré) inviati presso la corte pontificia o a Napoli, alla morte dei quali le opere andarono ad accrescere le collezioni reali.

L’interesse per la cultura italiana da parte dei sovrani spagnoli si riflette inoltre negli inviti a lavorare a corte rivolti a maestri quali il napoletano Luca Giordano, attivo in Spagna per un decennio. Ed è testimoniato infine dai viaggi in Italia di alcuni artisti spagnoli, come José de Ribera, che giunse a Roma nel 1606 e trascorse la maggior parte della sua vita a Napoli. Di questo artista la mostra espone cinque capolavori tra cui il celebre “Giacobbe e il gregge” di Labano.

Il primo soggiorno di Velázquez in Italia, tra il 1629 e il 1630, si rivelò fondamentale per la sua pittura, come dimostra l’eccezionale “Tunica di Giuseppe”, tra i maggiori raggiungimenti della sua intera opera, mentre il suo trionfo come ritrattista presso la corte pontificia avvenne in occasione del suo secondo viaggio italiano tra il 1649-1650.

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Informazioni su Anselmo Villata

Caporedattore dell'Agenzia Stampa Verso l'Arte, Vice Presidente Internazionale dell'Associazione Internazionale dei Critici d'Arte, Docente presso la 24Ore Business School e presso la Giunti Academy, Curatore, Critico d'Arte, Saggista, Cultural manager e Cultural planner orientato alla promozione e alla valorizzazione dei Beni Culturali con un'ottica all'interdisciplinarità e alle collaborazioni internazionali.

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