Adrian Paci. The Guardians


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Adrian Paci, 
The Line (Dyptich), 2007, 
Framed Photograph, 60 × 74,5 cm 
56 x 70 cm each (print)
, Courtesy of the Artist, Kaufmann Repetto, Milano, New York and Peter Kilchmann Gallery, Zurich

Fotografie, video, sculture, mosaici che appartengono a diversi periodi di Adrian Paci (Scutari, Albania, 1969), sono esposti fino al 25 giugno nel Complesso Museale “Chiostri di Sant’Eustorgio” di Milano con il titolo The Guardians.

La mostra è curata da Gabi Scardi ed è la prima di un progetto organico che vedrà il complesso di Sant’Eustorgio ospitare l’arte contemporanea; essa coinvolge luoghi di particolare fascino e di straordinaria importanza storica, come il Cimitero Paleocristiano e la Cappella Portinari in sant’Eustorgio e la Sala dell’Arciconfraternita del Museo Diocesano.

Il percorso espositivo si apre con alcune opere in cui l’artista utilizza la fotografia, come il dittico The Line, una fila di persone in attesa di un aereo che non c’è, su una pista di decollo deserta, o come The Encounter, una composizione in cui, sul sagrato di una chiesa antica si vede il gesto semplice e consueto della stretta di mano moltiplicarsi in un rituale capace di attraversare il tempo e di farsi simbolo; e prosegue con il recente My song in your kitchen, un video in cui attività quotidiane, come cantare o cucinare, diventano condensati di storie e di memorie, e trasformano un luogo impersonale, come la cucina di una mensa, in uno spazio di intimità e di relazione. Tra i lavori esposti si trova anche la scultura Home to go, in cui Paci si ritrae come una sorta di viandante, spoglio di tutto, che si carica sulle spalle il tetto di una casa.

Nella Cappella Portinari sono esposti Klodi, video-ritratto di un uomo sradicato, costretto a vagare per anni, in un periplo drammatico e assurdo, la cui conclusione è ignota, e Brothers, un mosaico realizzato a partire dal frammento di un filmato d’archivio. L’immagine fugace, tradotta con questa tecnica desueta, acquista monumentalità e un’intensità enigmatica che ben s’inserisce nel contesto della cappella in dialogo con gli affreschi del Foppa.

Nel Cimitero Paleocristiano sono invece presentate due opere con cui Paci rilegge la storia del proprio paese evocando il dramma della dittatura, che serrò a lungo l’Albania rispetto all’esterno e tentò di soffocarla internamente mettendo al bando ogni libertà, comprese quelle di espressione e di fede. Malgrado tutto è una serie di fotografie dei graffiti tuttora presenti sulle pareti delle celle di un antico monastero che funse da prigione, oggi parzialmente trasformato in Museo: segni fragili, ma resistenti, che rivelano sofferenze vissute nel silenzio, ma anche una inalienabile necessità di espressione.

The Guardians racconta di un cimitero cattolico dismesso durante la dittatura, poi recuperato, animato da bambini pagati per mantenerlo in ordine. La loro vitalità conferisce all’opera grande poesia e testimonia l’inarrestabile, seppur contraddittoria, rinascita del paese, e le innumerevoli sfaccettature possibili nella nostra relazione con la vita e con la morte.

Il percorso espositivo si estende negli spazi del Museo Diocesano “Carlo Maria Martini” con il video Rasha che nasce dall’incontro di Adrian Paci con una donna siriana recentemente approdata in Italia. Rasha è ripresa in primo piano mentre racconta la propria storia; la sua vicenda trova espressione sul suo volto prima ancora che nelle sue parole e narra come l’esperienza vissuta possa essere trasmessa non solo verbalmente, ma anche attraverso il linguaggio del corpo.

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Informazioni su Anselmo Villata

Caporedattore dell'Agenzia Stampa Verso l'Arte, Vice Presidente Internazionale dell'Associazione Internazionale dei Critici d'Arte, Docente presso la 24Ore Business School e presso la Giunti Academy, Curatore, Critico d'Arte, Saggista, Cultural manager e Cultural planner orientato alla promozione e alla valorizzazione dei Beni Culturali con un'ottica all'interdisciplinarità e alle collaborazioni internazionali.

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