di Luca Baldazzi
Carlo Pirovano e Riccardo Zelatore curano la mostra di Paolo Minoli (Cantù, 1942-2004) alla Galleria Giovanni Bonelli di Milano, aperta fino al 1 aprile, realizzata in collaborazione con la Fondazione Casaperlarte di Cantù, dove viene proposta una sintesi essenziale ma esaustiva del percorso artistico, durato oltre tre decenni, dell’artista.
Caratterizzata da una profonda riflessione teorica e da una felice oggettivazione pratica delle idee, la produzione di Minoli viene qui presentata seguendo alcune tematiche chiave dell’artista.
Le prove più personali di Minoli, risalenti agli anni Settanta, indagano da un lato problemi soprattutto spaziali, dall’altro esplorano le potenzialità del colore in una dialettica stringente fra superficie e ambiente, tra cromia e struttura, stabilendo un dialogo stimolante tra esito pittorico e modello tridimensionale. Il colore è adottato da Minoli come linguaggio e come forma plastica: lo spettro cromatico si fa alfabeto per un discorso che presto si avvia a una laboriosa sperimentazione.
Nello stesso contesto si va approfondendo il rapporto interiore con l’idea di tempo che si fa percepibile nella definizione spaziale sul piano dell’opera nel momento stesso della sua formulazione. Il rapporto spazio-tempo alimenterà le complesse variazioni sperimentate incessantemente nel “laboratorio” di Minoli, approfondendo l’analisi fenomenologica del colore in tutte le accezioni scientifiche e poetiche, passando dall’analisi concettuale dell’opera all’incanto dell’abbandono poetico.
Nei suoi sviluppi dagli anni novanta alla morte prematura, avvenuta nel 2004 a 62 anni, la poetica di Minoli si fa via via più complessa e articolata, con dialoghi suggestivi e stimolanti con altri tramiti espressivi quali quelli con la musica e con la poesia. In questi anni Minoli affronta anche il linguaggio della scultura con una determinazione sempre tesa a voler sfidare, più che la materia, la negatività e il vuoto.
Il catalogo della mostra verrà presentato per il finissage.