Albano Morandi


Stampa

Albano Morandi, Colori n 4(part), acquerello e cera su ready-made cartaceo, cm30x27, courtesy Artista e Galleria Milano

di Luca Baldazzi

 

Alla Galleria Milano, di Milano, è allestita fino al 20 aprile la mostra delle opere di Albano Morandi (Salò, 1958) con le quali l’artista cerca di rispondere al quesito “Da dove nasce l’ispirazione artistica?”, mettendo in campo la concezione che l’opera si crei a partire da un’iconografia preesistente nella memoria dell’artista. Una memoria che guarda al passato ma anche al presente, in un’ottica allo stesso tempo diacronica e sincronica. La memoria, secondo Morandi, è una “porta che deve rimanere sempre spalancata”, accogliendo ed unendo, in un metaforico passaggio da una stanza all’altra, le menti di personalità artistiche che diventano così componenti di un’organizzazione atta a raggiungere lo scopo. Tale “porta” è dunque intesa non come demarcazione ma come soglia da varcare, un’apertura che permette un confronto dialogico incarnando ciò che Federico Fellini avrebbe definito ‘disponibilità’: disponibilità dell’artista verso l’altro artista, dell’artista verso il pubblico e del pubblico verso l’artista.

La mostra è suddivisa in tre sezioni. La prima, “Colori”, è un confronto dialogico con Fortunato Depero ed è costituita da un testo di teatro Sintetico Futurista con un’istallazione pittorica in 45 parti; la seconda, “Les chants de la mi-mort”, parte da una suggestione musicale di Alberto Savinio nata visitando un giorno d’estate il cimitero monumentale di Milano ed è composta da 25 ritratti e da un’istallazione sonora di Luca Formentini; la terza, “Memetica”, presenta l’opera come reincarnazione, trovando interlocutori di diverse generazioni, tra cui Blinky Palermo, Lucio Pozzi, Renato Ranaldi, Tomas Rajlich…

Testi letterari, oggetti, installazioni, tele e disegni sono parte di un unico progetto.

In occasione della mostra è stato pubblicato un catalogo edito da Corraini Edizioni contenente testi di Nicoletta Boschiero, Giovanna Dalla Chiesa e Elena Di Raddo.

Share Button

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *