Da oggi al 4 giugno, al Palazzo della Meridiana di Genova, è in scena un’ampia e documentata retrospettiva di Sinibaldo Scorza, caposcuola della pittura genovese del Seicento, a cura di Anna Orlando, realizzata con il sostegno della Compagnia di San Paolo e con i patrocini di Regione Liguria, Comune di Genova e Comune di Voltaggio (AL).
La curatrice ha chiamato dodici studiosi, non solo genovesi, a collaborare al progetto: Raffaella Besta, Piero Boccardo e Margherita Priarone dei Musei di Strada Nuova, Comune di Genova; Valentina Frascarolo, Genova; Chiara Grasso, Genova; Agnese Marengo, Milano; Maurizio Romanengo, Genova; Roberto Santamaria, Archivio di Stato di Genova; Giulio Sommariva, Accademia Ligustica di Belle Arti, Genova; Gelsomina Spione, Università degli studi di Torino; Gianluca Zanelli, Galleria di Palazzo Spinola di Pellicceria, Genova; Franco Vazzoler, Università degli studi di Genova.
La mostra presenta circa trenta dipinti di Scorza, la sua unica e rarissima incisione nota, una ventina tra disegni e miniature, nonché un volume manoscritto con l’albero genealogico della famiglia miniato dal pittore stesso.
La mostra è divisa in cinque sezioni tematiche: “Gli esordi di un pittore aristocratico”, “ Dal vero al sacro”, “ Favole e miti”, “ La scena di genere fiammingo-genovese”, “Paesi incantati”.
La sala centrale presenta accostati l’uno all’altro meravigliosi dipinti con la favola di Orfeo e quella di Circe, realizzati più volte da Scorza e da altri artisti fiamminghi e genovesi del Seicento per un suggestivo gioco di confronti e rimandi visivi.
La seconda sala del percorso è affollata di animali, con fiabeschi paesaggi innevati, per finire con una vetrina dedicata all’eccezionale presentazione di un presepe realizzato da Scorza con sagome miniate su carta a tempera e acquerello.
Prestiti eccezionali come “Piazza del Pasquino” da Roma, Palazzo Venezia, e “Adamo ed Eva” dall’Accademia Carrara di Bergamo, insieme a quelli dei discendenti diretti del pittore, o da storiche collezioni genovesi, Costa e Zerbone, e altre più recenti, per ricomporre un puzzle frantumato nei secoli.
Alle sue opere sono affiancate una trentina di opere degli artisti fiamminghi e genovesi del suo tempo, per ricostruire il contesto da cui è scaturita la sua arte singolare: il maestro Giovanni Battista Paggi, i fratelli Bernardo e Giovanni Battista Castello, Jan Roos, Jan Wildens, i fratelli De Wael; e poi Gio Bendetto Castiglione detto il Grechetto, Anton Maria Vassallo, Antonio Travi e Pieter Mulier detto il Tempesta.
Accanto al cinquecentesco Palazzo della Meridiana, i Musei di Strada Nuova ospitano nelle stesse date una ricca sezione grafica curata da Piero Boccardo e Margherita Priarone, esponendo tutti i suoi disegni conservati nel Gabinetto Disegni e Stampe di Palazzo Rosso: una trentina già noti e altrettante nuove acquisizioni individuate tra gli anonimi.
L’impegnativo catalogo edito da Sagep è la prima monografia sul pittore, con una decina di saggi e un centinaio di schede, il tutto corredato da oltre 300 immagini a colori.