Johann Joachim Winckelmann. Monumenti antichi inediti.


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Angelica Kaufmann, “Ritratto di J. J. Winckelmann” ripreso dal dipinto della stessa Angelica Kaufmann, 1764, incisione all’acquaforte, 25,5 x 19,3 cm – Raccolta Piancastelli, Biblioteca Comunale “A. Saffi”, Forlì

Il Museo m.a.x. museo di Chiasso (Svizzera) propone fino al 7 maggio una mostra dedicata a Johann Joachim Winckelmann (1717–1768) per celebrare i trecento anni dalla sua nascita.

Per la sua qualità, la mostra è stata inserita dalla Winckelmann-Gesellschaft nel calendario ufficiale del Giubileo per il terzo centenario della nascita di Winckelmann.

Col patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, l’esposizione, curata da Stefano Ferrari, vice presidente dell’Accademia Roveretana degli Agiati, e Nicoletta Ossanna Cavadini, direttrice del m.a.x. museo di Chiasso, è promossa e organizzata dal m.a.x. museo in collaborazione con il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che ospiterà la successiva tappa in programma dal 24 giugno al 25 settembre 2017.

Il percorso espositivo ruota attorno a un’opera fondamentale, ma poco nota e finora poco studiata, di Winckelmann: Monumenti antichi inediti (1767), l’ultima pubblicata dallo studioso tedesco, di cui si riconosce la grande influenza sul mondo del Neoclassicismo e ben oltre; l’autore, infatti, per la prima volta in maniera così rilevante, accompagna le descrizioni dei “Monumenti” con le immagini grafiche degli stessi. Si tratta di 208 splendide tavole incise, tutte siglate, affidate ad artisti di chiara fama che Winckelmann sceglie e paga di tasca propria, convinto della bontà, anche teorica, dell’operazione.

I “Monumenti antichi inediti” (1767) descritti da Winckelmann sono “oggetti dell’antico”, ovvero bassorilievi, opere d’arte, suppellettili, vasi, gemme che catturano la sua attenzione durante i suoi meticolosi studi delle antichità che ha occasione di ammirare nelle collezioni della sua cerchia, prima fra tutte, quella del Cardinale Alessandro Albani di cui è bibliotecario e stretto collaboratore dal 1758 e a cui dedica il volume, ma anche nel corso di numerosi viaggi che intraprende a Roma e dintorni, Firenze, Napoli, Portici, Pompei quasi sconosciuta all’epoca, Caserta e Paestum.

Al m.a.x. museo sono presentate le prime due edizioni italiane dell’opera: l’editio princeps del 1767 in due volumi e quella successiva napoletana del 1820 in due volumi, con l’addenda di Stefano Raffei del 1823; inoltre, i due manoscritti preparatori, esposti per la prima volta e provenienti dalla Biblioteca universitaria di medicina di Montpellier, e tutte le 208 tavole incise appartenenti alla collezione del m.a.x. museo.

A questi si accompagnano 20 matrici in rame, 14 prove di stampa, ossia incisioni all’acquaforte ritoccate a bulino, oltre a tre reperti archeologici provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli: una gemma che ritrae Zeus che fulmina i giganti, un rilievo in marmo bianco con Paride e Afrodite e un lacerto di una pittura rinvenuta a Pompei nella casa di Cipius Pamphilus con il cavallo di Troia.

Una specifica sezione della mostra propone ritratti incisi di Winckelmann, eseguiti da alcuni dei suoi più cari amici e provenienti dalla Biblioteca comunale “A. Saffi”, Fondi Antichi, Manoscritti e Raccolte Piancastelli di Forlì e un dipinto a olio dell’atelier di Angelika Kaufmann.

Un’altra sezione è consacrata alla fortuna critica dell’ultimo testo di Winckelmann, attraverso una ricca selezione di incisioni e volumi a tema.

Accompagna la mostra un catalogo Skira (bilingue italiano/inglese).

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