Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé


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Francesco Menzio, Ritratto di giovane, 1929, olio su tela

La Fondazione Triennale di Milano, con la Direzione Artistica Settore Arti Visive Triennale Edoardo Bonaspetti, e Giuseppe Iannaccone promuovono la mostra “ Italia 1920-1945. Una nuova figurazione e il racconto del sé”, a cura di Alberto Salvadori e Rischa Paterlini, visibile alla Triennale di Milano fino al 19 marzo prossimo.

Essa è realizzata sotto il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, della Regione Lombardia, del Comune di Milano e della Camera di Commercio di Milano.

È qui esposta una selezione di 96 opere realizzate tra il 1920 e il 1945 provenienti dalla collezione privata dell’Avvocato Giuseppe Iannaccone, acquisite e scelte personalmente dal collezionista nel periodo compreso tra il 1992 e il 30 novembre 2016.

La mostra si apre con un’opera del 1920 di Ottone Rosai, “L’Attesa”. Il percorso espositivo si articola poi in nuclei tematici che raggruppano opere di artisti che hanno gravitato attorno a scuole e movimenti o che semplicemente hanno condiviso momenti ed esperienze, accomunati da affini sensibilità. Si comincia con la Scuola di via Cavour che raggruppa le opere di Mario Mafai, Antonietta Raphaël e Scipione, reali promotori del gruppo romano; esse sono accomunate da un linguaggio in opposizione al conformismo ufficiale, un linguaggio prevalentemente espressionista che troverà presto evoluzione nella pittura tonalista di artisti come Fausto Pirandello, Renato Guttuso e Alberto Ziveri, compagni di strada degli artisti della Scuola di Via Cavour. Il percorso prosegue con un’opera di Tullio Garbari del 1931, che apre a una selezione di opere dei Sei di Torino, Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio, gruppo formatosi alla fine degli anni Venti presso lo studio di pittura di Felice Casorati. Le stesse istanze post-impressioniste sostenute dai Sei di Torino vengono abbracciate anche dai Chiaristi lombardi, un gruppo di artisti che gravita attorno alla galleria Il Milione di Milano, come: Angelo Del Bon, Francesco De Rocchi, Umberto Lilloni, con Adriano di Spilimbergo e, successivamente, Cristoforo De Amicis.
Segue un’intera sala dedicata alle opere di Renato Birolli, che anticipa l’esperienza di Corrente, rivista quindicinale fondata a Milano dall’allora diciassettenne Ernesto Treccani nel gennaio del 1938, alle soglie del secondo conflitto mondiale. Il percorso prosegue con un focus su Filippo De Pisis, anch’egli, come Rosai, lontano dai canoni artistici ufficiali,

A chiudere la mostra l’opera del 1942 di Emilio Vedova “Il Caffeuccio Veneziano”, che con la sua fattura ruvida e l’atmosfera irrespirabile segna un punto di non ritorno. Il quadro esposto all’ultima edizione del Premio Bergamo, è sembrato ai giovani del gruppo di Corrente un vero e proprio detonatore anticlassico: non si poteva costruire, in piena guerra, una pittura nuova, “moderna”, se non prima distruggendo i valori di quella che era andata di moda per vent’anni.

Accompagna la mostra un ricchissimo catalogo ragionato, edito da Skira, dedicato alla parte della Collezione Giuseppe Iannaccone riguardante le opere realizzate dal 1920 al 1945 e acquistate dal collezionista fino alla data del 30 novembre 2016.

Accanto alla mostra è prevista una serie di attività con un ciclo di tavole rotonde con gli autori dei saggi in catalogo e i più importanti studiosi d’arte del periodo storico tra le due guerre e incontri e visite guidate dedicate agli studenti universitari organizzate e coordinate dal Dipartimento Educativo della Triennale.
Infine, all’interno delle sale verrà proiettato un docu-film che racconterà i diversi aspetti del periodo artistico tra le due guerre.

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