Rafael Y. Herman. The Night Illuminates The Night


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Rafael Y. Herman, Somnum Rubrum, 2012, 71×90 inch

Giorgia Calò e Stefano Rabolli Pansera curano la mostra personale di Rafael Y. Herman dal titolo “The Night Illuminates The Night” allestita al MACRO Testaccio, Roma Padiglione A fino al 26 marzo e promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

Si tratta di una grande installazione ambientale in cui dallo spazio buio emergono le opere nella dialettica fra tenebre e luce in cui si sviluppa la poetica di Rafael Y. Herman il cui sguardo rivela un nuovo approccio alla realtà che nasce e si struttura nell’oscurità.

“The Night Illuminates The Night” si concentra sul lavoro cominciato nel 2010 e completato nel 2016. In questo periodo l’artista ha stabilito un dialogo con i grandi maestri della tradizione occidentale che hanno rappresentato nel corso dei secoli la Terra Santa, pur non avendola mai visitata, ma ispirandosi alle fonti bibliche e letterarie. Rafael Y. Herman ripercorre questa tradizione con il proprio metodo: lo scatto notturno senza ausili elettronici e manipolazioni digitali, che svela ciò che non si vede a occhio nudo. Come i grandi maestri del passato, anche Herman si è voluto porre nella condizione di non poter vedere il paesaggio, pur trattandosi dei luoghi dove è nato e cresciuto, operando nell’oscurità della notte. In questa condizione di voluta cecità l’artista accede alla realtà in un modo nuovo, mediante lo scatto fotografico notturno e lo sviluppo della pellicola nell’oscurità del laboratorio.

Rafael Y. Herman produce così una realtà “ricreata”, decontaminata da qualunque preconcetto soggettivo, offrendo allo spettatore paesaggi che esistono solo nelle opere stesse. L’artista sviluppa la propria ricerca notturna attraverso la scoperta di tre diversi ambienti: la Foresta della Galilea, i campi dei Monti della Giudea e il Mar Mediterraneo. Le sue immagini ci invitano a riflettere sull’invisibile o, come l’artista usa definirlo, il “non visto”, sulla differenza che si dischiude fra ciò che è reale e ciò che invece è solo percepito. Il risultato è straordinario nella cromia innaturale, e nelle forme evanescenti che sembrano emergere da un luogo e un tempo altro dove i colori non sono reali, il tempo sembra essere dilatato e le immagini appaiono oscure.

La mostra è patrocinata da: Ambasciata d’Israele in Italia,Ufficio Culturale, IIFCA – Fondazione Italia-Israele per la Cultura e le Arti, AMATA, Amici del Tel Aviv Museum of Art e Cité Internationale des Arts de Paris.

Infine Mousse ha pubblicato un libro a corredo della mostra con testi critici di Giorgia Calò, Stefano Rabolli Pansera, Chiara Vecchiarelli e Arturo Schwarz.

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