Cartoni. Disegni smisurati del ‘900 italiano


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Achille Funi, Battaglia

Fino al 31 Gennaio prossimo, al Sympò, ex Chiesa di Santa Maria del Buon Pastore di Bologna, è allestita la mostra “Cartoni. Disegni smisurati del ‘900 italiano”, a cura di Marco Fabio Apolloni e Monica Cardarelli, che raduna 20 cartoni di maestri come Adolfo De Carolis, Mario Sironi, Duilio Cambellotti, Giulio Bargellini, Achille Funi, Gino Severini, Galileo Chini, Publio Morbiducci, Achille Capizzano, Ottone Rosai.

Anche la scelta di questo spazio espositivo bolognese è legata proprio alla dimensione della mostra e, poiché il cartone è un disegno grande quanto l’opera o la parte di opera che l’artista intende realizzare, sia essa un quadro, un affresco, una vetrata, un mosaico o un arazzo e questi cartoni spesso si riferiscono a realizzazioni di grandi e grandissime dimensioni, richiedono uno spazio espositivo altrettanto ragguardevole.
Ad essere qui esposta è la preziosissima Raccolta che la Galleria del Laocoonte di Roma ha riunito, ricercando queste opere o sul mercato dell’arte o dagli eredi degli artisti.
Si va dal dannunziano Adolfo De Carolis di cui si espone il grande foglio preparatorio del dipinto Primavera (1903) ad una monumentale figura di Mario Sironi che pare scolpita nella roccia a colpi di grafite. Del poliedrico Duilio Cambellotti è esposto il cartone per il rosone realizzato in vetri colorati per la Cattedrale di Teramo, oltre a due disegni preparatori per i manifesti del film Fabiola, peplum cristiano che fu uno dei primi kolossal italiani del immediato dopoguerra. Due maestosi cartoni per gli affreschi dello scalone del palazzo dell’INA a Roma, ora proprietà dell’Ambasciata Americana, sono opera del quasi dimenticato Giulio Bargellini (Firenze 1875- Roma 1936), frescante instancabile di terme, banche e ministeri dove andò traducendo in italiano le archeologie viventi di Alma Tadema e le bellezze femminili che Klimt aveva trasformato in sontuose carte da parati. Achille Funi (Ferrara 1890 – Appiano Gentile, Como 1972) non è stato solo un formidabile frescante ma un restauratore in chiave moderna dell’arte di Giotto e Piero della Francesca e qui egli è presente con due schiere di soldati romani disegnati per il Martirio di S.Giorgio per la chiesa omonima a Milano, le figure di Didone e della sorella Anna per la sala dell’Eneide, affresco effimero eseguito per la Triennale di Monza del 1930, una Zuffa di Cavalieri nella “Battaglia” di Legnano per la Sala Consiliare del Municipio di Bergamo ed infine la Vergine annunciata, cartone colorato a pastello per la pittura della chiesa di San Francesco a Tripoli, in cui ha raffigurato la propria allieva e amante Felicita Frai.
Di Gino Severini è una Madonna con Bambino per la Cattedrale di Losanna. Di Galileo Chini una delle virtù, che ornavano il Padiglione delle Esposizioni della Biennale di Venezia. Il cartone di carta lucida, perforato per il trasferimento a spolvero, ha assunto con il tempo l’aspetto di un’antica pergamena, mentre la figura, i cui contorni sono definiti dalla polvere di carboncino rimasta nei fori, ha l’aspetto di un apparizione irreale.
Publio Morbiducci (1889-1963), l’autore del Monumento al Bersagliere a Porta Pia, è l’autore di una serie di disegni con trionfi di spoglie militari in cui le armi dell’antichità classica sono commiste con quelle moderne dell’ultima guerra. Erano per grandi pannelli in vetro smerigliato, ma la sconfitta di quelle armi stesse venne prima della realizzazione finale. Del calabrese Achille Capizzano, autore tra l’altro di alcuni mosaici del Foro Italico, sono presentate due scene dalla Divina Commedia ispirate ad antiche xilografie.
Infine di Ottone Rosai è un Giovinetto Crocifisso sospeso quasi a grandezza naturale su un vasto foglio, in cui il rovello del disegno per rendere l’anatomia del corpo si traduce in un’apparenza espressionista di grande pathos, in cui l’immagine sacra è anche sacra rappresentazione della propria tormentata omosessualità.
La mostra è corredata da un catalogo, Edizioni De Luca, a cura di Marco Fabio Apolloni e Monica Cardarelli e prefazione di Paola Pallottino.

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