Da oggi al 5 febbraio prossimo, la Triennale di Milano ospita una mostra che ripercorre un’importante stagione creativa di Francesco Somaini (1926-2005), già protagonista del concretismo e dell’informale europeo, riferibile prevalentemente alla sua attività negli Stati Uniti.
La mostra si intitola “Francesco Somaini. Uno scultore per la città. New York 1967-1976”, è curata da Enrico Crispolti e Luisa Somaini, organizzata dall’Archivio Francesco Somaini in collaborazione con la Triennale di Milano. Sono esposti 16 sculture, 15 disegni e 14 fotomontaggi, provenienti nella quasi totalità dalle raccolte dell’Archivio Somaini e da collezioni private italiane. Con queste opere viene analizzato il tema del rapporto tra arte e architettura in relazione alla metropoli moderna, nel cui ambito Somaini è in Italia e in Europa un pioniere, sia sotto il profilo teorico che da quello progettuale. Si tratta di una ricerca, condotta in una logica di superamento delle precedenti posizioni di “integrazione delle arti”, che l’artista sviluppa a partire dagli anni sessanta, in seguito all’impatto con la cultura e l’architettura newyorkese.
La riflessione di Somaini sulla città trova, infatti, ispirazione nello skyline di New York, metropoli assunta a simbolo della modernità, vissuta, studiata e fotografata durante una serie di viaggi di lavoro compiuti negli Stati Uniti.
Il suo rapporto con New York iniziò proprio nel 1960 con la personale tenuta all’Istituto italiano di cultura di New York. Durante i suoi soggiorni, ha modo di incontrare importanti critici e famosi collezionisti, tra cui l’architetto Philip Johnson e la famiglia Rockefeller, Lydia Winston Malbin, Alan e Janet Wurzburger, Joseph Hirshhorn, Seimour H. Knox II e molti altri.
Questo straordinario decennio creativo nella carriera di Francesco Somaini prosegue nel 1970 con l’inaugurazione delle sculture a grande scala, progettate e messe in opera per le città di Baltimora, Atlanta e Rochester.
Somaini affida le proprie idee a una raccolta di disegni progettuali, pubblicati nel volume Urgenza nella città, curato dallo stesso scultore e da Enrico Crispolti (Mazzotta, 1972), e procede in seguito al loro sviluppo a livello plastico eseguendo la serie di grande forza immaginativa delle Carnificazioni di un’architettura della metà degli anni Settanta, come Sfinge di Manhattan del 1974 e Colosso di New York del 1976. Sculture da intendersi anche come modelli di edifici enigmatici, frutto di una originale ideazione formale che affonda le sue radici nell’antichità.
Come scrive Giulio Carlo Argan, “Somaini ha studiato coscienziosamente il problema, che coinvolgeva la sua responsabilità d’artista; ed è giunto alla conclusione che l’istituto storico e sociale della città non è scaduto. La città conserva una dimensione storica; l’intervento e l’impegno degli artisti nella ricerca di una soluzione non sono soltanto possibili, ma necessari e urgenti (…). L’assunto di Somaini è metodologico e progettuale: il compito dell’artista, oggi, non è di costruire o ricostruire la città, ma di interpretarla, renderla significante”.
Le sue sono Archisculture che, successivamente, divennero protagoniste di alcuni fotomontaggi di forte impatto, eseguiti con l’obiettivo di documentarne l’ambientazione utopica di “attingere – ricorda Bruno Zevi – un più incisivo e stridente impatto provocatorio”.
Per l’occasione, Skira pubblica un catalogo da Skira, con testi di Francesco Somaini, Enrico Crispolti, Fulvio Irace, Giulio Carlo Argan e interventi di Beatrice Borromeo, Fabio G. Porta Trezzi e Luisa Somaini.