Giovanni dal Ponte, protagonista del tardogotico fiorentino


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Giovanni dal Ponte (Giovanni di Marco di Giovanni, detto) Firenze 1385-1437/1438 Annunciazione tra i santi Eustachio e Antonio abate; Cristo benedicente e angeli (cuspidi) 1410-1415 circa Tempera su tavola, cm 205 x 230 Campi Bisenzio (Firenze), Museo di Arte Sacra di San Donnino

Giovanni dal Ponte (Giovanni di Marco di Giovanni, detto) Firenze 1385-1437/1438
Annunciazione tra i santi Eustachio e Antonio abate; Cristo benedicente e angeli (cuspidi)
1410-1415 circa
Tempera su tavola, cm 205 x 230
Campi Bisenzio (Firenze), Museo di Arte Sacra di San Donnino

Nella storia dell’arte esistono momenti di passaggio che spesso sono giudicati tali da chi poi ci si trova a fare i conti più avanti, ma non da chi li vive. È il vizio antico della storiografia di stampo positivista percepire il progresso come una linea temporale ascendente che tende a catalogare ciò che viene dopo un evoluzione rispetto a quel che c’era prima. In tal senso il Rinascimento sarebbe meglio del Gotico che a sua volta rappresenterebbe un avanzamento rispetto al Romanico e via dicendo. Naturalmente non è così. Per fortuna a dissipare ogni dubbio ci viene in aiuto Gombrich: «L’arte ha da essere spontanea e non deve preoccuparsi del passato né del futuro». In tal senso il progresso di cui si parlava poc’anzi così come la decadenza che ne deriva sono concetti arbitrari e superati. Questo vale anche per la delicata fase che fa transitare il linguaggio dal tardogotico a quello più squisitamente umanistico, ben delineato da un artista che tale fase attraversa con consapevolezza e autorità. Si tratta di Giovanni dal Ponte, protagonista della mostra monografica (la prima a lui dedicata) che è stata inaugurata il 22 novembre e che proseguirà fino al 12 marzo 2017 alla Galleria dell’Accademia di Firenze, luogo che dell’artista già conserva L’Incoronazione della Vergine, il cui recente restauro ha portato alla luce interessanti particolari.

Siamo a cavallo tra il XIV e il XV secolo nella città toscana che di lì a poco sarà culla di quella rivoluzione nota a chiunque come Rinascimento. Fatti capitali lo annunciano. Su tutti Lorenzo Ghiberti si aggiudica il concorso per la porta Nord del Battistero (lasciando l’amaro in bocca al rivale Brunelleschi che di lì a poco progetterà la cupola del Duomo non prima di aver sbollito la rabbia a Roma). Nello stesso anno, il 1401, nasce Masaccio, mentre Donatello muove i suoi primi passi che già fanno vedere quali saranno i fecondi esiti. Lo stesso succede a un pittore oggi semisconosciuto ai più, Giovanni dal Ponte (1385 – 1437/38), che però all’epoca non doveva essere così anonimo visto che Giorgio Vasari gli dedica un breve capitoletto nelle “Vite” del 1550. L’aretino, che cita come Giovannino da Santo Stefano a Ponte di Fiorenza, loda il suo talento, ma gli rimprovera una certa quale accidia, «essendo naturalmente inclinato alle comodità e ai piaceri del mondo», per cui «non si curò molto di venir perfetto nella arte come e’ poteva». Giudizio severo quello del Vasari, smentito dalle successive ricerche storiche.

Giovanni dal Ponte (Giovanni di Marco di Giovanni, detto) Firenze 1385-1437/1438 Incoronazione della Vergine (scomparto centrale);  nella cuspide, Cristo nel Limbo;  San Francesco d’Assisi, San Giovanni battista (scomparto sinistro);  nella cuspide, Angelo annunziante  Sant’Ivo, San Domenico (scomparto destro);  nella cuspide, Vergine annunciata 1430 circa Tempera su tavola, cm 194 x 215,7 Firenze, Galleria dell’Accademia di Firenze

Giovanni dal Ponte (Giovanni di Marco di Giovanni, detto) Firenze 1385-1437/1438
Incoronazione della Vergine (scomparto centrale);
nella cuspide, Cristo nel Limbo;
San Francesco d’Assisi, San Giovanni battista (scomparto sinistro);
nella cuspide, Angelo annunziante
Sant’Ivo, San Domenico (scomparto destro);
nella cuspide, Vergine annunciata
1430 circa
Tempera su tavola, cm 194 x 215,7
Firenze, Galleria dell’Accademia di Firenze

Giovanni fu a bottega da Gherardo Starnina che infuse nell’allievo il gusto tardogotico importato dal soggiorno spagnolo alla corte di Giovanni I di Castiglia a Valencia, senz’altro più esuberante e meno rigido di quello fiorentino. La prima prova di un certo rilievo, che testimonia l’influenza dello Starnina, è il trittico del Museo di San Donnino a Campi Bisenzio, realizzato attorno al 1410. Più avanti il nostro dimostra di essere attento ai nuovi impulsi figurativi, soprattutto a quelli che giungono da Masaccio dal punto di vista compositivo e prospettico. Per documentare il contesto in questione alla Galleria dell’Accademia sono presenti sia lo Starnina che Masaccio, il primo con un polittico proveniente da Wurzburg, il secondo con un San Paolo del 1426 dal Museo Nazionale di San Matteo a Pisa. Da ammirare anche la Madonna col Bambino e due angeli del Beato Angelico.

Dal 1427 circa Giovanni dal Ponte fu in società con il pittore Smeraldo di Giovanni, insieme al quale si specializzò nella fornitura di cassoni dipinti, un genere che incontrava un grandissimo successo nella Firenze di quegli anni. Non passa inosservata neppure la Madonna col Bambino in trono (entrata a far parte delle collezioni museali), proveniente dalla chiesa di Badia.

L’ultima fase dell’attività del pittore (bene documentata in mostra) vede il raggiungimento di un linguaggio molto personale, caratterizzato da forme ampie e solenni, che sembrano coniugare la grande tradizione trecentesca fiorentina con le forme e i moduli rinascimentali ormai pienamente affermati, aspetto che si percepisce nel trittico della Badia di Rosano del 1434 e nella successiva pala della chiesa di San Salvatore al Monte di Firenze). Giovanni dal Ponte eseguì anche affreschi, come quelli nella Cappella del Giudizio nel Duomo di Pistoia, per la Cappella di San Pietro nella chiesa di Santa Trinita a Firenze (verso il 1430, in buona parte perduti) e per la Cappella Scali della stessa chiesa, (1434/35), raffiguranti le storie di san Bartolomeo.

La mostra “Giovanni dal Ponte. Protagonista dell’Umanesimo tardogotico fiorentino” è curata da Angelo Tartuferi e da Lorenzo Sbaraglio.

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