Andrea Palladio. Il mistero del volto


Stampa
Ritratto di Andrea Palladio, 1790 circa, olio su tela, Vicenza, Villa Valmarana ai Nani

Ritratto di Andrea Palladio, 1790 circa, olio su tela, Vicenza, Villa Valmarana ai Nani

Una mostra inconsueta è proposta da domani, 3 dicembre, fino al 4 giugno 2017, al Palladio Museum di Vicenza, a cura di Guido Beltramini, che persegue lo scopo di dare il giusto volto ad Andrea Palladio.

È una mostra promossa dal Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio in collaborazione con la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, e con ROSIZO State Museum and Exhibition Center.

A tutt’oggi, nessuno può dire che aspetto avesse Palladio, il più conosciuto architetto degli ultimi cinque secoli, ma il curatore, Guido Beltramini, conduce il visitatore nei meandri di una storia che si è fatta leggenda, tra falsificazioni, equivoci e colpi di scena. Giungendo ad una verità che riporta, non a caso, a Erasmo da Rotterdam.
Sappiamo da Vasari che sono esistiti almeno due ritratti: un primo, ad opera del pittore veronese Orlando Flacco, un secondo, attribuito a Tintoretto, compare in un inventario del 1599, ma di entrambi si sono perse le tracce.
Per questo gli inglesi nel Settecento si sono inventati una faccia di Palladio. Compare all’inizio della prima traduzione in inglese dei Quattro Libri dell’Architettura, realizzata a Londra dall’italiano espatriato Giacomo Leoni fra il 1715 e il 1720. Ma il Palladio “inglese” compare vestito alla moda del Settecento e, nonostante Leoni dichiari l’incisione basata su un ritratto di Paolo Veronese è chiaramente un’invenzione. Pochi anni più tardi, gli italiani rispondono con un ritratto diverso, pubblicato sulla guida al Teatro Olimpico del 1733. L’autore dice di averlo copiato da un ritratto presente alla Rotonda, ma è il ritratto giusto? Non lo sappiamo perché l’originale fino ad oggi era introvabile.
Ma allora, la faccia di Palladio che siamo abituati a vedere è vera o falsa? Per la prima volta al Palladio Museum una mostra tenta di ricostruire tutta la complicata storia del volto del mitico architetto, esito di una accanita ricerca scientifica che si snoda lungo cinque secoli fra dipinti falsificati, equivoci e cantonate. E non mancano colpi di scena, alla luce di nuove scoperte negli Stati Uniti e in Russia.
Assieme al curatore, a questa mostra ha lavorato il consiglio scientifico, presieduto da Howard Burns, raccoglie Donata Battilotti, Stefano Grandesso, Arkady Ippolitov, Fabrizio Magani, Francesco Marcorin, Fernando Marias, Fernando Rigon Forte.
Il catalogo, in italiano e inglese, è edito da Officina Libraria e l’allestimento è progettato da Alessandro Scandurra.

Share Button

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *