Armando Marocco. ’60 – ’70 – ’80 Regola, controllo, caso


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Armando Marrocco, Rosso mediterraneo, 1963, Polimaterico su tavola, 50x70 cm

Armando Marrocco, Rosso mediterraneo, 1963, Polimaterico su tavola, 50×70 cm

Domani, al MARCA, Museo delle Arti di Catanzaro, si apre la mostra antologica dedicata ad Armando Marrocco (Galatina, LE, 1939) che durerà fino al 29 gennaio 2017 e che ripercorre il lungo iter creativo dell’artista attraverso 60 opere, provenienti da collezioni private, che coprono un arco temporale che dagli anni sessanta giunge fino ai giorni nostri.

La mostra è curata dall’Archivio Armando Marrocco, organizzata dalla Fondazione Rocco Guglielmo in collaborazione con la Provincia di Catanzaro, la Galleria d’arte Il Castello di Milano, la Galleria Antonio Battaglia di Milano e l’Associazione Culturale Spirale d’Idee; essa rappresenta un nuovo capitolo dell’attività del museo calabrese che si prefigge di indagare, riscoprire e valorizzare personalità artistiche del secondo Novecento che hanno dato un apporto importante se non fondamentale alla cultura italiana, pur non essendo sempre sotto le luci della ribalta.

Il percorso espositivo presenta alcuni dei lavori più riconoscibili di Marrocco, come gli Intrecci, opere bidimensionali, che l’artista realizzava in pieno clima di Arte Programmata e Cinetica e che considerava alla stregua di sculture, formate dall’intreccio di materiali piuttosto semplici, come tele, legno, cartone bianco o ondulato.

Gli Intrecci sono caratterizzati da un rigido monocromatismo: giallo, rosso, azzurro, oro. Marrocco stesso rinominava i colori utilizzati, Rm, Rosso Marrocco o Gm, Giallo Marrocco, per appropriarsene scientificamente, conferendo alle sue creazioni una matericità pittorica e un assoluto rigore spaziale.

In questa mostra si trova inoltre una serie di fotografie, alcune delle quali sono testimonianza delle sue performance, che si accompagna a una ricca documentazione video delle sue azioni.

Particolarmente suggestiva è la riproposizione dell’installazione Giardino ludens, ovvero un “prato” costituito da 25 molle in acciaio armonico, dove il visitatore può entrare e interagire con l’opera, già allestita nel Parco Sempione di Milano per l’edizione di Eurodomus 3 del 1970 e mai più riproposta al pubblico da allora.

Per l’occasione, Silvana Editoriale ha pubblicato un volume, curato da Marco Meneguzzo, che costituisce un “punto fermo” di riferimento nella conoscenza dell’opera dell’artista.

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