Allo Spazio per le Arti contemporanee del Broletto di Pavia si inaugura oggi, 18 novembre, e rimarrà aperta fino 18 dicembre, la mostra antologica dedicata a Sergio Dangelo.
L’esposizione è curata da Francesco Tedeschi ed è organizzata e promossa dall’associazione Giorgio La Pira di Pavia in collaborazione con il Settore Cultura del Comune di Pavia.
La mostra segue un percorso prevalentemente cronologico; sono un’ottantina di opere, tra cui una cinquantina di dipinti e lavori a parete, una ventina di collage e una dozzina di “Hand-mades” (assemblaggi tridimensionali), testimoni di una personalità eclettica, fonte inarrestabile di idee, virtuosismo e sperimentazione. Le opere provengono da diverse collezioni private, dalla Fondazione Mudima di Milano (per conto della quale è stato anche edito il catalogo della mostra) e dalla collezione Intesa Sanpaolo.
Con l’esposizione pavese, l’opera di Sergio Dangelo (nato a Milano nel 1932) ritorna in uno spazio pubblico, a distanza di anni dai più importanti appuntamenti museali (come le mostre personali a Palazzo Reale di Milano nel 1972 e al Museo d’Arte Moderna di Gallarate nel 1995), e si propone di raccontare una lunga storia creativa, che ha visto l’artista partecipare a numerosissime esposizioni in tutto il mondo e vede la sua opera presente in diversi musei e raccolte d’arte moderna e contemporanea; il Comune di Milano, per esempio, tramite la Collezione Boschi Di Stefano, conserva alcune decine di sue opere, solo alcune delle quali sono esposte nelle sale della casa museo Boschi Di Stefano.
Sergio Dangelo è stato fondatore, con Enrico Baj, del Movimento Arte Nucleare. Attraverso quella denominazione e con le molte iniziative intraprese in quegli anni, Dangelo ha cercato di riannodare le esperienze più avanzate della pittura di matrice informale con le vicende di un’arte dell’irrazionale o del sovrarazionale, nella linea che conduce dal Surrealismo alle correnti europee del secondo dopoguerra. In questo senso si possono considerare aspetti salienti di quel periodo il confronto con i componenti del gruppo Cobra; le ricerche sull’automatismo del segno e della combinazione mentale fra le immagini; le relazioni tra pittura e poesia; il confronto con l’arte orientale e il profondo rapporto con la musica jazz. Tutti questi spunti sono presenti nella sua idea di arte e nella sua multiforme produzione artistica. Ben oltre l’esperienza del Movimento Nucleare Dangelo si è prodigato in un dialogo con l’arte internazionale. Le sue opere si sono rinnovate dal loro interno nel corso degli anni, passando dalle composizioni in cui il segno diventa scrittura, città, labirinto, della metà degli anni Cinquanta, a quelle più rarefatte che nel corso degli anni Sessanta aprono percorsi inusitati fra figure accennate e campiture cromatiche volutamente spiazzanti, ad altre composizioni nate sotto la legge di un “caso” guidato dalla lucidità della sua energia creativa e associativa.
Accanto alla pittura, un altro strumento a lui congeniale è il collage, che lo ha spinto ad abbracciare le più inventive proposte di assemblaggio. La sua produzione artistica è da sempre aperta in molteplici direzioni, che si sono manifestate secondo una qualità inventiva di matrice interiore, ma sempre fondata su un’attenta gestione dei mezzi e dei materiali, anche i più eterogenei. I suoi assemblaggi, definiti, secondo un suggerimento datogli da Marcel Duchamp, “Hand-Mades”, sono una parte importante della sua attività nel corso del tempo, ma l’insieme del suo lavoro si fonda su un continuo costruire e ricostruire le possibilità di una forma che sembra scaturire dal nulla, dalla più semplice associazione visiva o mentale, dalle occasioni quotidiane.