Ennio Morlotti. Dalla collezione Merlini al Museo Morandi


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Ennio Morlotti, Uivi a Bordighera, 1989, pastello a olio su carta, cm. 31x32,7

Ennio Morlotti, Uivi a Bordighera, 1989, pastello a olio su carta, cm. 31×32,7

“Ennio Morlotti. Dalla collezione Merlini al Museo Morandi” è il titolo della mostra con la quale il Museo Morandi, Istituzione Bologna Musei, prosegue il percorso di valorizzazione della propria collezione attraverso una programmazione di mostre temporanee che accostano l’attività di Giorgio Morandi all’opera di altri importanti artisti.

Da oggi 18 novembre e fino all’8 gennaio 2017 viene in tal senso instaurato un inedito dialogo tra il maestro bolognese ed Ennio Morlotti. In una delle sale espositive, infatti, sarà possibile ammirare un’ampia selezione di dipinti e di pastelli dell’artista lombardo, uno dei più amati dal collezionista Giuseppe Merlini.

I dipinti e i pastelli di Morlotti in mostra consentono di ripercorrere tutti i momenti salienti dell’attività dell’artista, a partire dagli esordi sulla scena milanese dei primi anni Quaranta, documentati in particolare da una rara “Natura morta” ascrivibile al 1942: un tempo in cui, da precoce protagonista del vivace ambiente artistico cittadino, Morlotti individua appunto in Morandi un riferimento e un modello.

È con questo dipinto, assieme a “Dossi” del 1946, che prende avvio il percorso della mostra e che poi si snoda attraverso le opere seguendo l’evoluzione di Morlotti, che rielabora e assorbe gradualmente la pittura di Morandi entro uno stile proprio e autonomo. Infatti, superato l’intenso confronto con Picasso che, dopo le giovanili prove morandiane, caratterizza la produzione del pittore degli anni Quaranta, in perfetta contiguità di tempi con il generale orientamento neo-cubista dell’arte italiana intorno alla fine della seconda guerra, l’artista approda intorno alla metà degli anni Cinquanta alle prime sue prove autenticamente originali, ove matura uno stile affatto peculiare, caratterizzato da una intera immersione nel magma di una natura composita attraverso una grande intensità materica e ricchezza cromatica. Le tre straordinarie prove delle serie cruciali di quegli anni presenti in mostra sono: “Nudi”, “Granoturco” e “Adda a Imbersago” che documentano questo snodo fondamentale; così come la sequenza di dipinti di “Rocce”, che copre l’intero arco di lavoro dell’artista su quel motivo, dalla metà degli anni Settanta ai tardi anni Ottanta, mostra la centralità dell’idea di serialità mutuata da Monet.
La mostra è accompagnata da un catalogo (Silvana Editoriale) con riproduzione di tutte le opere esposte e testi dei curatori: un saggio di Fabrizio D’Amico e uno studio esaustivo sulla tecnica esecutiva di Morlotti in rapporto a quella di Morandi condotto da Mariella Gnani, conservatrice della collezione Merlini. Il volume comprende inoltre le schede di tutti i lavori di Morlotti facenti parte della collezione stessa e un’antologia di saggi critici di autori che hanno scritto su entrambi gli artisti.

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