GDM – Grand Dad’s Visitor Center


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Laure Prouvost, Wantee, 2013, still da video, Courtesy l’artista

Laure Prouvost, Wantee, 2013, still da video, Courtesy l’artista

Un lungo periodo, da oggi, 19 ottobre, fino al 9 aprile 2017, è dedicato da Pirelli HangarBicocca di Milano, alla mostra personale di Laure Prouvost (Croix-Lille, Francia, 1978), “GDM – Grand Dad’s Visitor Center”, curata da Roberta Tenconi.

L’artista racconta storie complesse con humor surreale, inglobando nel proprio lavoro le modalità della comunicazione contemporanea contraddistinta da una proliferazione e da un costante consumo di immagini.

Mentre questa mostra è un’opera d’arte totale che raccoglie oltre quindici lavori, tra installazioni, video su monitor e proiezioni, sculture e objet trouvé, che insieme danno vita a un singolare museo dedicato al nonno dell’artista, un luogo stratificato e in divenire, dove architettura e contenuto si integrano a vicenda. Tra le opere presentate: If It Was (2015), Into All That Is There (2015), We Know We Are Just Pixels (2014), Grandma’s Dream (2013), Before, Before (2013), The Wanderer (God First Hairdresser / Gossip Sequence) (2013), I Need to Take Care of My Conceptual Granddad (2010), The Artist (2010) e Monolog (2009).

Laure Prouvost si muove con ampia libertà tra diversi sistemi di rappresentazione, alternando da una parte la finzione, il non-senso, il mondo immaginario e onirico e dall’altra la realtà dell’esperienza quotidiana e delle sensazioni umane. I suoi progetti uniscono un’estetica naïf e bric-à-brac, oggetti ordinari, installazioni labirintiche e architetture instabili a un utilizzo elaborato della tecnologia.

Nei suoi video, gioca con i codici espressivi della musica pop, della cultura di massa, del cinema e del web, utilizzando una sovrabbondanza di immagini e ricorrendo alle parole scritte e a un montaggio frenetico per alterare il normale procedere del racconto. Mentre l’uso della propria voce e l’interazione diretta con lo spettatore, che viene chiamato in causa e spesso invitato a compiere delle azioni, rompono la convenzionale distanza tra pubblico e finzione cinematografica.

Il percorso espositivo si sviluppa in ambienti stranianti e atmosfere paradossali: un salone di bellezza, superfici specchianti, stanze inclinate e spigolose, corridoi bui e labirintici, un’area in cui viene offerto il tè e una zona per il karaoke. La mostra alterna luci e suoni, immagini e parole scritte, momenti di quiete e contemplazione a occasioni di euforia e il progetto si ispira alla presunta storia del nonno di Laure Prouvost, prolifico artista concettuale che scavando un lungo tunnel tra il suo studio e l’Africa, un giorno non ne fa più ritorno, lasciando la moglie, la nonna dell’artista, unica custode delle sue opere. In particolare, l’idea per il Visitor Center prende avvio nel 2013 con l’installazione video Wantee, in cui compaiono alcune sculture create dal nonno, ma ormai trasformate in oggetti di uso domestico.

Mousse Publishing pubblica il catalogo della mostra.

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