Domani 24 settembre, l’Istituto centrale per la grafica presenta, nella sede di Palazzo Poli a Roma, l’opera in carta di Giovanni Frangi, progettata per la sede, con la curatela di Giorgio Verzotti.
La mostra, che rimarrà allestita fino al 1 novembre, ha tutto il sapore di una sfida: lavorare sul supporto che in questo luogo ha uno dei suoi “templi”, la carta. Frangi infatti ha cercato di sperimentarne in modo imprevedibile ed estremo tutte le potenzialità. Per realizzare questo progetto ha puntato su due carte dalle grandi qualità come la Hahnemuhle bianca e la Fabriano nera, alle quali ha aggiunto un outsider: un cartone di grandi dimensioni prodotto da Cartiere dell’Adda. Ciascun tipo di carta poi comporta anche un rapporto con grane profondamente differenti, che diventano fattore attivo nel lavoro di Frangi.
Non è la prima volta che Frangi si misura con le carte, basta ricordare il ciclo Pasadena del 2013 dedicato ai Huntington Botanical Gardens della città californiana.
Anche gli artisti che dalla seconda metà del Settecento arrivano da tutt’Europa stregati dal paesaggio di Roma avevano eletto la carta a loro supporto preferito perché permetteva di lavorare con rapidità e di “rapire” le visioni che si trovavano davanti. Ma le loro carte per ragioni non solo pratiche tendevano ad essere sempre piccole (sono stati affettuosamente ribattezzati “tableautins”), quasi che il loro lavoro fosse qualcosa di furtivo, di molto privato.
Giovanni Frangi al contrario usa la carta facendone esplodere le dimensioni, che in molti casi arrivano a coprire quasi tutta l’estensione delle grandi pareti mentre è nello storico laboratorio della Stamperia che sabato 24 settembre, alle ore 19, in collaborazione con Corrado Albicocco, Frangi realizzerà due incisioni con la tecnica del carborundum; due immagini di foreste nordiche in bianco e nero che, grazie a questa tecnica sperimentata già nel ciclo Pasadena, acquisteranno una straordinaria materia vellutata. Al termine del workshop sarà possibile visitare la mostra in compagnia dell’artista.
Nella serie San Pietro, grandi foreste su cartone, o nella serie Fontannamare i tronchi si impongono nello spazio con l’evidenza formale di un fusto di colonna che si alza sopra le rovine. L’acqua della serie Trevi si colora invece di un rosa sfrontatamente cinematografico. La contaminazione di Frangi con Roma non poteva prescindere dal suo amore per Mario Schifano, che ritroviamo ad esempio nella libertà di tessitura della serie Antigua, grandi palme realizzate su cartone.
Un video documenta il lavoro dell’artista in occasione della realizzazione della mostra.