di Luca Baldazzi
Alla Casa dei Tre Oci di Venezia si apre oggi e sarà esposta fino al prossimo 8 gennaio la doppia personale composta da 100 fotografie di René Burri (Zurigo, 1933-2014) e 50 scatti inediti di Ferdinando Scianna (Bagheria, 4 luglio 1943) in occasione dei 500 anni dalla fondazione del Ghetto ebraico a Venezia.
La mostra “René Burri. Utopia” è curata da Michael Koetzle, mentre “Ferdinando Scianna. Il Ghetto di Venezia 500 anni dopo” è curata da Denis Curti.
Burri e Scianna, pur nella loro diversità creativa, appartengono a quella categoria di autori che attraverso il mezzo fotografico esprime personali visioni, sia che si traducano nella passione di Burri di documentare grandi cambiamenti politici e sociali, sia che rispondano al tentativo, nel caso di Scianna, di carpire, all’interno del flusso caotico dell’esistenza, “istanti di senso e di forma”.
Così, le fotografie di René Burri sono dedicate all’architettura, con scatti di famosi edifici e ritratti di architetti, poiché questo fotografo parte dal bisogno di raccontare i grandi processi di trasformazione e i cambiamenti storici, politici e culturali del Novecento con una forte attenzione verso alcuni personaggi.
Ferdinando Scianna, invece, ha realizzato un reportage fotografico in pieno stile Street Photography, raccogliendo immagini inerenti la vita quotidiana del Ghetto, senza tralasciare ritratti, architetture, interni di case e luoghi di preghiera. Chiese, ristoranti, campi, gondole sono i soggetti che animano il panorama visivo del progetto. Da segnalare, in questa narrazione, la compresenza di una dimensione simbolica, storica, rituale, intrinsecamente connessa a luoghi e gesti, e una semplicità nella descrizione di un tempo presente e ordinario.
La mostra “Il Ghetto di Venezia 500 anni dopo” è corredata di un catalogo bilingue (italiano e inglese) Marsilio Editori, che presenta, tra gli altri, i testi di Donatella Calabi, Denis Curti, Paolo Gnignati e Ferdinando Scianna.