di Luca Baldazzi
Una mostra intitolata “Oltre il limite”, dedicata a Vittorio Sgarbi, è stata appena inaugurata, lo scorso sabato in occasione del Premio Pio Alferano 2016, e rimarrà allestita nelle sale del Castello dell’Abate, a Castellabate (SA), fino al 31 agosto.
La mostra, a cura di Sabrina Colle, è composta dai molti ritratti e opere che nel tempo numerosi artisti e fotografi hanno voluto dedicare a Vittorio Sgarbi. Essa è composta da 74 opere di 56 artisti; è promossa dalla Fondazione Pio Alferano e Virginia Ippolito è fra le iniziative proposte nell’ambito della quinta edizione del “Premio Pio Alferano”, il cui Direttore Artistico è, appunto, Vittorio Sgarbi.
Per la curatrice, il titolo “Oltre il limite” è il più adatto per raccontare Vittorio Sgarbi, poiché ella ha chiesto agli artisti invitati di dare un’immagine dello studioso “andando oltre il limite”, così come egli si rappresenta quotidianamente, poi gli artisti hanno scelto liberamente come raffigurare questo personaggio presentandone gli aspetti e le caratteristiche più salienti e che lo contraddistinguono.
L’opera più recente è il duplice ritratto di Rocco Normanno, che ritrae Vittorio Sgarbi con l’immancabile smartphone in mano, la sua appendice fisica, il mezzo che gli consente di comunicare direttamente con il mondo.
Da tutti conosciuto per i suoi proclami, per le sue provocazioni, le sue lotte, i suoi credo, Vittorio Sgarbi può essere raffigurato secondo molteplici visioni: presente o assente, ritratto fedele o ritratto d’uomo, simbolo di se stesso e delle sue parole, alcune di queste diventate, decisamente, i tormentoni più conosciuti, e valga su tutti il “capra, capra, capra!”.
Ogni artista, quindi, ha “visto” a modo proprio l’uomo e il personaggio. Per esempio, Antonio Pasquale raffigura un interno deserto e asettico, una camicia di Vittorio, reliquia di un infortunio stradale. Invece altri, quali: Lino Frongia, Gaetano Giuffré, Agostino Arrivabene, Fernando Botero, Stefano Mosena, Riccardo Mannelli, Wainer Vaccari, Livio Scarpella, Tullio Cattaneo, Bertozzi & Casoni, Gaetano Pesce, Filippo Dobrilla, Aron Demetz, Anna Gardu, Carmelo Giallo, Antonio Nocera, Giuseppe Ducrot, Roberto Ferri, Alessandro Kokocinski, Cesare Inzerillo, Ivan Theimer, Enzo Cucchi, Brancaleone Cugusi da Romana, Gino De Dominicis, hanno preferito rappresentare indirettamente Sgarbi.
Aurelio Bulzatti, Nicolò Morales e Cristina Ghergo hanno ritratto Sabrina Colle, nel pensare a Vittorio, hanno omaggiato colei che gli è accanto.
Maurizio Bottoni e Fatima Messana hanno dato figurazione e perfino personificazione al termine più identificativo fra quelli usciti dalla bocca del Nostro, l’ormai celeberrimo “capra”.
Invece, Luciano Ventrone ha trattato Vittorio come una delle sue celebri nature morte, dandogli l’effetto di una statua di cera, tutto il contrario della simultanea vitalità concentrata da Giancarlo Vitali. E poi, il metafisico distacco di Carlo Guarienti, Sandra Brunetti, Giampaolo Talani, la visione dall’alto di Enrico Robusti, con l’antico e il moderno in complicata convivenza, l’allegoria di Giovanni Gasparro; gli spunti di vita raccolti da Helmut Newton, Natalia Tsarkova, Antonio Ciccone, Rinaldo Geleng; il realismo modernizzato di Emanuele Facchiano Santagata, Andrea Facchini, Giorgio Balboni; i toni fra lo scherzoso e l’incantato di Dante Carpigiani, Giuseppe Bergomi, Pino Navedoro, Luigi Serafini, Andrea Martinelli, Marco Lodola, Giovanna Fra, Raimondo Lorenzetti, Riccardo Adelchi Mantovani, Tullio Pericoli, Franco Dugo, Sante Ghinassi.
Il tutto è documentato dal catalogo edito per l’occasione.