Tono Zancanaro: le donne, gli amori, la politica


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Mostra alla Galleria Comunale d’Arte Contemporanea “Ai Molini” di Portogruaro (VE), a cura di Boris Brollo e Manlio Gaddi, fino al 6 gennaio 2020.

Tono Zancanaro è stato un artista a tutto tondo del secolo scorso. Testimone delle disgrazie del territorio: la alluvione del Polesine, le Mondine, i Braccianti, i Compagni di vita, furono le sue prime scelte artistiche, poi le Donne a cui dichiarava il proprio amore ritraendole. Fu amico di poeti e scrittori (Quasimodo, Zanzotto, C. Levi), legato all’allora PCI, sodale di Guttuso e degli altri artisti, ma pure uomo selvatico e solitario: anarchico nel suo essere intimo. Con il sospetto di un tumore ai polmoni, in ospedale inventò un soggetto, il GIBBO, dedicato alla demistificazione del regime fascista sotto cui visse e che gli valse un saggio, negli anni Settanta, di Carlo Ludovico Ragghianti che lo paragonò al francese François Rabelais autore di Gargantuà e Pantagruele per porlo, poi, accanto alla satira sulla guerra dell’artista tedesco George Groz. Quindi un artista a suo modo impegnato e schivo nel contempo, ma presente nel costruire la storia del suo tempo. Insegnò a dipingere al nipote Renzo Bussotti, e con l’altro nipote Sylvano Bussotti, compositore di musica contemporanea e regista teatrale, creerà scene e costumi per i maggiori teatri italiani (dalla Fenice di Venezia alla Scala di Milano, dal Politeama di Palermo al Festival di Torre del lago) disegnando anche a “4 mani” diverse opere di grafica da adulto: l’inconfondibile segno grafico di tono sugli spartiti musicali del nipote.

La mostra vedrà un Molino dedicato completamente ad una sua succinta antologica, mentre l’altro Molino ospiterà la sua produzione artistica legata alla partecipazione politica come si usava allora. Basti pensare alla satira di quel periodo del Giovannino Guareschi con Don Camillo e l’Onorevole Peppone.

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