A Torino la mostra dedicata ad Andrea Mantegna che costruì il moderno facendo rivivere l’antico


Stampa

“Rivivere l’antico, costruire il moderno”: non poteva esserci sottotitolo più azzeccato per la mostra dedicata ad Andrea Mantegna che si terrà dal 12 dicembre 2019 fino al 4 maggio 2020 nelle sale monumentali di Palazzo Madama a Torino. A curarla Sandrina Bandera e Howard Burns, affiancati da un comitato scientifico di tutto rispetto. 

Il fondatore della pittura umanistica dell’Italia settentrionale – così lo definì Adolfo Venturi nel 1914 –, colui il quale fece «subire al Vangelo e alla vita dei santi un bagno nella storia romana», queste le parole di André Chastel, sarà quindi protagonista di un’esposizione che ha lo scopo di riassumere il decisivo ruolo che il maestro, nato a Isola di Carturo (oggi Isola Mantegna) nel 1431, ebbe per le sorti del Rinascimento settentrionale.

Andrea Mantegna, Baccanale con Sileno, 1470 ca., Stampa a puntasecca su carta, 305×438 mm, Metropolitan Museum of Art, New York, USA

Padova, Verona e Mantova: sono queste le tre città nelle quali soggiornò Mantegna, la cui attività iniziò nella bottega di Francesco Squarcione, dove entrò nel 1441 a dieci anni. Il suo talento già si fece luce nel 1448 quando ricevette personalmente un incarico di alto prestigio, ovvero la decorazione della cappella degli Ovetari nella chiesa degli Eremitani a Padova, lavoro portato a termine insieme allo scultore Niccolò Pizolo. È un periodo in cui la città veneta ritorna ad essere – come lo era stata agli inizi del Trecento con Giotto – uno dei maggiori centri dell’arte grazie al decennale soggiorno di Donatello (1443-1453), chiamato da Firenze per la realizzazione del monumento equestre al Gattamelata e per il completamento dell’altare nella basilica di Sant’Antonio.

È Giulio Carlo Argan a spiegarci la differenza sostanziale tra i due, specie per quel che riguarda l’interpretazione della storia: «Il Mantegna porta alle ultime conseguenze la concezione donatelliana della storia come dramma; ma il dramma non è là, nel passato, è qui, ora. È la conseguenza logica del passato; e proprio perché la storia è logica, non è concitata, turbinosa come per Donatello. È la causa di tutto: anche della fenditura nella roccia, del ramo spezzato dell’albero. La visione storica di Donatello è bruciante, quella del Mantegna gelida; ma non per questo meno tragica».

Tornando a Mantegna e ai suoi rapporti con Donatello, non è un caso che la Pala di San Zeno a Verona (1456-1459), eseguita su commissione del protonotario Gregorio Correr, riprenda la struttura architettonica dell’altare del Santo a Padova. Mantegna, a differenza di altri, ha il merito di non seguire pedestremente il percorso tracciato da Donatello, nel quale la citazione dell’antico è sempre decontestualizzata e serve come palestra per il suo poliedrico linguaggio, ma in lui l’utilizzo di fonti classiche è sempre funzionale al contenuto.

Per accorgersi di ciò è sufficiente osservare il suo massimo capolavoro mantovano: la Camera degli Sposi (la celebre Camera Picta) in Palazzo Ducale, affrescata tra il 1467 ed il 1474 per Ludovico Gonzaga e la moglie Barbara. Nei riquadri troviamo i personaggi abbigliati secondo la moda dell’epoca, immersi in architetture classiche che traboccano di girali d’acanto (rimembranza squarcionesca) e dove il soffitto a volta ribassata a padiglione, scompartita da vele e lacunari, rappresenta un vasto campionario di motivi mitologici.

Ma cosa troverà di preciso il visitatore nella mostra di Torino? Sei sezioni che analizzano il cammino artistico del grande pittore, dai prodigiosi esordi giovanili al riconosciuto ruolo di artista di corte dei Gonzaga. Perciò Mantegna come osservatore dell’arte sua contemporanea, non solo italiana, ma anche fiamminga, e dell’arte antica che riveste un ruolo basilare nel suo linguaggio.

Un’attenzione specifica è dedicata al suo ruolo di artista di corte a Mantova e alle modalità con cui egli definì la fitta rete di relazioni e amicizie con scrittori e studiosi, che lo resero un riconosciuto e importante interlocutore nel panorama culturale, capace di dare forma ai valori morali ed estetici degli umanisti.

Non mancheranno, nella Corte Medievale di Palazzo Madama, apparati di proiezioni multimediali: ai visitatori verrà proposta una esperienza immersiva nella vita, nei luoghi e nelle opere di Mantegna, così da rendere accessibili anche i capolavori che, per la loro natura o per il delicato stato di conservazione, non possono essere presenti in mostra: dalla Cappella Ovetari di Padova alla Camera degli Sposi, dalla sua casa a Mantova al grande ciclo all’antica dei Trionfi di Cesare.

Il Piano Nobile di Palazzo Madama accoglierà la vera e propria esposizione delle opere, a partire dal grande affresco staccato proveniente dalla Cappella Ovetari, parzialmente sopravvissuto al drammatico bombardamento della Seconda Guerra mondiale ed esposto per la prima volta dopo un lungo e complesso restauro e dalla lunetta con Sant’Antonio e San Bernardino da Siena proveniente dal Museo Antoniano di Padova.

Infine va segnalato che la mostra non è solo monografica, ma presenta capolavori dei maggiori protagonisti del Rinascimento nell’Italia settentrionale che furono in rapporto col Mantegna, tra cui Donatello, Antonello da Messina, Pisanello, Paolo Uccello, Giovanni Bellini, Cosmè Tura, Ercole de’ Roberti, Pier Jacopo Alari Bonacolsi detto l’Antico e infine il Correggio. Accanto a dipinti, disegni e stampe del Mantegna, saranno esposte opere fondamentali dei suoi contemporanei, così come sculture antiche e moderne, dettagli architettonici, bronzetti, medaglie, lettere autografe e preziosi volumi antichi a stampa e miniati.

Share Button

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *