Mostre in mostra. Roma contemporanea dagli anni Cinquanta ai Duemila /1


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L’evento espositivo “Mostre in mostra. Roma contemporanea dagli anni Cinquanta ai Duemila /1” è ospitato a Palazzo delle Esposizioni di via Nazionale a Roma, fino al 28 luglio ed è un progetto promosso da Roma Capitale Assessorato alla Crescita culturale e organizzato dall’Azienda Speciale Palaexpo realizzato a cura di Daniela Lancioni. 

Carlo Maria Mariani, La costellazione del Leone, 1981, Su concessione del Ministero dei Beni e delle Attivita Culturali


Intento della rassegna è dare voce alla pluralità delle figure e dei luoghi che a Roma, dalla metà del secolo scorso in poi, hanno saputo rinnovare, ogni volta in maniera diversa, la vocazione contemporanea della Città. L’iniziativa verrà ripetuta ogni anno al Palazzo delle Esposizioni con approfondimenti su protagonisti e spazi espositivi diversi.
In questa prima edizione sono riproposte, nelle sale che ruotano intorno alla rotonda, sei mostre di rilievo che si sono tenute a Roma nei singoli decenni tra gli anni Cinquanta e gli anni Duemila: Titina Maselli, Galleria La Tartaruga 1955; Giulio Paolini, Galleria La Salita 1964; Fabro. Concetto spaziale d’après Watteau, 1967-71 / Corona di piombo, 1968-71 / L’Italia d’oro / Alluminio e seta naturale, 1971, rassegna “Informazioni sulla presenza Italiana” a cura di Achille Bonito Oliva, Incontri Internazionali d’Arte 1971; Carlo Maria Mariani. La costellazione del Leone, Galleria Gian Enzo Sperone 1981; Jan Vercruysse. Tombeaux (Stanza), Galleria Pieroni 1990; Myriam Laplante. Elisir, a cura di Lorenzo Benedetti e di Teresa Macrì, Fondazione Volume! e The Gallery Apart 2004. 
Le oltre sessanta opere in esposizione, tra dipinti, sculture e installazioni, offrono ai visitatori la possibilità di riscoprire, in una sorta di passeggiata nel tempo, i paesaggi espositivi di una Città nella quale l’arte contemporanea incide da molti decenni in maniera significativa. 
Una selezione di fotografie di Sergio Pucci, fotografo che dalla metà degli anni Cinquanta ha documentato le opere d’arte presso gli studi degli artisti o in mostra, lavorando per gli amici (Ettore Colla, Pericle Fazzini, Leoncillo, Bice Lazzari, tra gli altri) o per le gallerie (tra le altre La Salita, Giuliana De Crescenzo, Dell’Oca, Mario Diacono, Primo Piano). 
Il percorso attraverso le mostre ha inizio con le poderose immagini di città dipinte da Titina Maselli a New York e mostrate da Plinio De Martiis e Ninnì Pirandello a La Tartaruga nel 1955. 
Grazie alla collaborazione della Fondazione Giulio e Anna Paolini e ai prestiti provenienti da importanti collezioni, viene riproposta la prima mostra personale di Giulio Paolini, che ebbe luogo nel 1964 in un’altra delle gallerie celebri di Roma, La Salita, riallestita in questa occasione dallo stesso artista. 
Di Luciano Fabro, grazie al supporto dell’Archivio Luciano e Carla Fabro, è presente l’insieme di opere con il quale l’artista rispose nel 1971 all’invito di Achille Bonito Oliva a esporre prima alla 7° Biennale di Parigi e poi nella appena nata associazione Incontri Internazionali d’Arte. 
Con il grande quadro di Carlo Maria Mariani, oggi conservato a La Galleria Nazionale di Roma e in origine esposto da Gian Enzo Sperone nel 1981, è rappresentato un nuovo modo di intendere la pittura e la storia. 
Una sensibilità del tutto diversa è quella che domina lo spazio dedicato a Jan Vercruysse e ai suoi Tombeaux, severi simulacri di memorie segrete, esposti nella Galleria Pieroni nel 1990 e oggi ripresentati con la collaborazione della Fondazione intitolata all’artista scomparso. 
La mostra di Myriam Laplante, “Elisir” del 2004, curata da Lorenzo Benedetti e da Teresa Macrì, promossa dalla The Gallery Apart e dalla Fondazione Volume! e da quest’ultima ospitata, conclude il percorso con un’immersione nella immaginazione paradossale e avvincente dell’artista. 
Il progetto “Mostre in mostra” si inserisce nel dibattito corrente sulla possibilità di storicizzare l’arte contemporanea scegliendo di assumere come principale punto di osservazione il momento espositivo e così dare valore alle circostanze nelle quali l’opera diventa cosa pubblica e condivisa. 

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