Figli di un Dio minore si dice solitamente quando un evento viene “strombazzato” per importante, mentre poi si rivela una cosa da poco, per l’appunto minore. È il caso della mostra Surrealismo e Fantastico, dal sottotitolo: l’Infinita Follia dei Sogni. A mio avviso il sottotitolo è più intrigante del titolo stesso e più corrispondente alla mostra. Non è che l’esposizione non corrisponda ai nomi in cartellone, fra cui De Chirico, S. Dalì, M. Ernst, Man Ray, Masson, S. Matta, W. Lam e Mirò, essi sono affini al Surrealismo.

Sono coprotagonisti del Movimento Surrealista, ma siamo di fronte a delle opere minori più legate alla illustrazione del repertorio surrealista e ad alla sua diffusione di base, e a parte due o tre eccezioni, esse sono tutte grafiche: incisioni, litografie, o foto di copertine di dischi. Ma veniamo al succo, cos’è il Surrealismo! Esso è un movimento artistico e letterario d’avanguardia del Novecento, nato negli anni ’20 a Parigi, come evoluzione del Dadaismo, che coinvolse le arti, toccando letteratura, pittura e cinema; nel 1924 ne fu scritto il primo manifesto. Il Surrealismo vuole esprimere una realtà superiore, fatta d’irrazionale e sogno, per rivelare gli aspetti più profondi della psiche. Esso ebbe come principale teorico il poeta André Breton, che impersonò la vitalità distruttiva del Dadaismo. Breton fu influenzato dalla lettura de L’interpretazione dei sogni di Freud del 1900; e dopo averlo letto, egli arrivò alla conclusione che fosse inaccettabile il fatto che il sogno e l’inconscio avessero avuto così poco spazio nella civiltà moderna e pensò, quindi, di fondare un nuovo movimento artistico e letterario in cui essi avessero un ruolo fondamentale. Breton fra l’altro era medico. Nacque così il Surrealismo, che aveva avuto tra i suoi precursori letterari il poeta e scrittore Guillaume Apollinaire, morto nel 1918. Ed ebbe fine, per la maggior parte della critica, con la Seconda Guerra Mondiale del 1945. Ovviamente vi si possono trovare addentellati prima del 1924, data del Manifesto Surrealista, in quanto molta arte si esprimeva già tramite il “fantastico” senza per questo appartenere al movimento surrealista, vedi ad esempio Alberto Martini (1876+1954) di Oderzo vissuto a Parigi negli anni Venti e da Breton nominato protosurrealista. O il postino Ferdinand Cheval (1836+1924) che impiegò una vita, più di trent’anni, per il suo Palazzo Ideale, una costruzione di sassi, con il cui titolo Massimiliano Gioni aprì la sua Biennale di Venezia del 2013 sotto lo sguardo della maschera mortuaria di André Breton. Ci sono in mostra degli epigoni quali Gianfranco Barruchello (un’opera), Enrico Baj (un’opera), manca Sergio D’Angelo compagno di giuramento surrealista con Baj. Mentre c’è Daniel Spoerri che appartiene al Nouveau Realisme e non al Surrealismo, pur tuttavia con 2 bellissime opere. E altri Autori contemporanei come Bruno Ceccobelli. Quindi in mostra vi si trova tanta grafica che illustra l’idea surrealista, mentre mancano opere ad olio che concretizzerebbero i sogni degli artisti. La Guggenheim di Venezia ha diverse opere originali dei surrealisti: Magritte, Dalì, Man Ray e Max Ernst del quale la Peggy fu moglie. Tanto valeva organizzare un battello estivo e portare lì i villeggianti stessi. Come si diceva il sogno e il fantastico hanno sempre fatto parte dell’Uomo sin dalle origini, si pensi all’arte delle Caverne, o all’arte Aborigena dell’Australia. Per cui si può trovare il segno del sogno, oltre che in questi antefatti, pure nella produzione posteriore al Surrealismo, strettamente inteso, e gli esempi delle copertine psichedeliche dei Long play in mostra lo dimostrano. Così come Dalì ha influenzato il cinema e di fatto lavorò con Alfred Hitchcock per il suo film Io ti Salverò. Una “clip video” in mostra del film sarebbe stata magnifica. Probabilmente il Surrealismo fu più importante per la Nouvelle Vague, di Godard più che altro. Detto questo come si costruisce una mostra di un Dio minore? metti assieme opere di qualche collezionista, opere minori di seconda mano ovviamente, altrimenti costerebbero milioni di euro di fidejussione che solo musei importanti si possono permettere. Metti nomi di artisti già noti al grande pubblico che abbocca e va a vedere convinto di trovare opere di pregio che invece sono tali solo per nome e non per valore. Nulla da togliere quindi agli organizzatori che rispettano il contratto di una mostra fatta su artisti di vaglia con opere secondarie. Queste sono esposizioni da “cassetta” che due critici e storici dell’arte come Montanari e Trione nel loro libro per la Einaudi denunciano quali mostre “mostro”!
La mostra è allestita al Centro Culturale Bafile, a Caorle, dal 5 Aprile al 31 Agosto 2025.