Guido Pajetta. Miti e figure tra forma e colore


Stampa

Fino al 1 settembre, al Palazzo Reale di Milano si può visitare la mostra “Guido Pajetta. Miti e figure tra forma e colore”, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e dalla Fondazione Guido Pajetta e curata da Paolo Biscottini, Paolo Campiglio e Giorgio Pajetta.

Attraverso 90 opere, suddivise in 8 sezioni espositive, la mostra ripercorre oltre sessant’anni di lavoro dell’artista milanese che ha avuto una posizione di primissimo piano nel panorama artistico del ‘900.

Guido Pajetta, Donna assorta nella lettura, 1955, olio su tela, cm 60×73

Nella sua lunga carriera Pajetta (Monza, 1898 – Milano, 1987) ha attraversato buona parte del secolo scorso, incontrandone gli stili e i personaggi più importanti ma, nonostante i numerosi sodalizi artistici e le innegabili influenze, rimane legato al suo stile e alla propria personalità.

Divisa per ambiti tematici, l’esposizione pone attenzione tanto ai rapporti di Pajetta con il panorama artistico milanese legato a Novecento e soprattutto a Sironi, quanto al suo successivo desiderio di entrare in rapporto con la produzione europea, e in particolar modo francese, con uno specifico interesse per il Cubismo e il Surrealismo. È proprio in questo ambito che Pajetta sviluppa una precisa attenzione per un realismo di marca introspettiva che lo accompagnerà nel tempo, facilitato da uno stile corsivo e antimimetico, a cui certamente giova l’adozione del colore acrilico a partire dal 1967. 
Nel suo percorso Pajetta è attento a tutto e a tutti: nulla dei linguaggi artistici gli sfugge, tanto che spesso nella sua pittura si notano affinità con i numerosi autori con cui viene in contatto. Il gesto pittorico di Pajetta, a volte leggero e veloce, altre volte graffiante e marcato, muta in continuazione. Ma se nel corso della sua carriera l’artista cambia la forma della sua pittura e si mantiene sempre in bilico tra figurativo e astratto, non è così per i contenuti, tutti riconducibili alla ricerca di sé e di sé nella storia.
Pajetta è stato, fino alla fine, un artista spinto da impulsi che l’hanno portato a trattare motivi, a volte lirici a volte drammatici, generati da emozioni e da esperienze autentiche perché frutto delle sue passioni e delle sue ansie. 
Personalità tanto affascinante quanto complessa, Pajetta può essere riscoperto e apprezzato solamente partendo dal suo essere altro e unico rispetto al contesto in cui ha vissuto e lavorato.
La mostra è realizzata con la sponsorizzazione di Topjet Executive ed è corredata da un catalogo edito da Skira. 

Share Button