Mara Brera. Percorsi. Dalla Terra al Cielo


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Mara Brera, Percorsi dalla Terra al Cielo

Fino al prossimo 25 gennaio, allo Studio Arte Fuori Centro di Roma è allestita la mostra di Mara Brera “Percorsi. Dalla Terra al Cielo”,  realizzata a cura di Loredana Finicelli.

Da arte che libera i corpi nello spazio, come ancora la intendeva Lessing, autore del Laocoonte agli inizi del Settecento, fino alle installazioni ambientali dei nostri giorni, la scultura è l’espressione artistica che più ha subito trasformazioni radicali nel corso del Novecento, tanto da farci interrogare, talvolta, se non sia desueto o anacronistico il solo termine “scultura” di fronte all’affollarsi di numerose esperienze contemporanee che tuttavia trovano in essa e nelle sue metodiche le proprie radici.

Il ciclo di quattro esposizioni, “Scultura in Action. Materia in progress – In/torno alla scultura”, in programma presso lo “Studio Arte Fuori Centro” di Roma da gennaio a maggio, parte da alcune considerazioni riguardo la natura della scultura moderna su cui rifletteva, sul finire del Novecento, la grande studiosa Rosalind Krauss e cerca di riaffermare l’assoluta continuità della scultura contemporanea con la tradizione pregressa, pur nella innovazione complessiva di materiali, tecniche e fini, per asserire, di conseguenza, la straordinaria attualità della scultura stessa, per quelle sue peculiarità che vanno dalla spazialità tridimensionale alla vocazione ambientale, fino alla simultaneità dell’esplorazione percettiva che unifica in un unico atto esperienziale  e soggettivo, i parametri sfuggenti dello spazio e del tempo.

Mara Brera, nella prima esposizione in programma, presenta una raccolta/installazione composta di alcuni tra i pezzi più rappresentativi del lavoro svolto negli ultimi anni e centrato sulla manipolazione dell’acciaio e della pietra che vigorosamente scalfiti e piegati dalla mano dell’artista divengono metafora delle mille sfaccettature assunte dalla personalità umana. L’utilizzo di materiali locali reperibili nel territorio di attività, il metallo delle cave, il legno dei boschi, la pietra della sua terra, sono gli elementi basici con cui opera la Brera, in una operazione di sofisticazione e rimaneggiamento che dalla terra nuda li eleva al trascendente.

Malleabile, ma anche resistente, influenzabile ma non modificabile nella profondità dei connotati e dell’essere, suscettibile ma mai radicalmente trasformabile, sotto la manipolazione della Brera l’acciaio e la pietra  vibrano e si piegano in tanti piani inclinati, disegnando traiettorie secche e angolate; sulle superfici lisce del metallo la luce scorre riflessa e dipinge suggestioni, delinea superfici in ombra, delimita piani illuminati mai fissi e sempre mobili. Come i piani della personalità umana, i piani della materia lavorata mutano al mutare dell’angolo percettivo, cambiano sotto lo sguardo indagatore del fruitore, reagiscono alla cultura, allo sprezzo, alla rabbia e alla dolcezza di chi guarda; cambiano forma e modulazione se sottoposti al gioco variabile della distanza, reagiscono come elementi mutevoli, allegorie dei tanti percorsi che la nostra personalità mobile e multipla può assumere dipendente come è dalle variabili umane, spaziali e temporali.

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