Bruno Munari. I colori della luce


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Bruno Munari, Vetrini a luce polarizzata, 1953, Materiali vari, Courtesy Miroslava Hajek

Miroslava Hajek e Marcello Francolini sono i curatori della mostra “Bruno Munari. I colori della luce” promossa dalla Fondazione Plart in collaborazione con la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, nell’ambito dell’edizione 2018 di Progetto XXI, esposta fino al 20 marzo 2019 presso il Museo Plart di Napoli.

Bruno Munari (Milano, 1907-1998), designer, scrittore e uno dei massimi protagonisti dell’arte programmata e cinetica, è autore di una ricerca multiforme che, al di là di ogni categorizzazione, definisce la figura di un intellettuale che ha interpretato le sfide estetiche del Novecento italiano, esplorando la relazione fra le discipline e l’interscambio fra il concetto di opera e quello di prodotto, fra forma e funzione.

Questa mostra analizza un aspetto in particolare e uno specifico corpo di lavori di Munari, le Proiezioni a luce fissa e le Proiezioni a luce polarizzata realizzate negli anni Cinquanta del secolo scorso, con cui porta a compimento la sua ricerca volta a conquistare una nuova spazialità oltre la realtà bidimensionale dell’opera.

Il percorso espositivo del Plart è arricchito dalla presenza di alcune opere esemplificative di quella ricerca che condurrà Munari, già a partire dagli anni Trenta e Quaranta, ad evolvere in senso ambientale l’opera: Macchina Inutile (1934), Tavola Tattile (1938), Macchina Aritmica (1947), sono opere che dichiarano una volontà di uscita dalla bidimensionalità, che raggiungerà il suo culmine nell’ideazione di Concavo-Convesso (1947). Punto di luce, un dipinto olio su masonite del 1942 rivela in nuce le ricerche formali a cui Munari arriverà proprio con le proiezioni dirette e polarizzate, nelle quali, tra l’altro, è presente una ricerca di sensibilizzazione, in senso artistico e visuale, delle materie plastiche colorate che sono usate per trasparenza. Nelle Proiezioni Dirette, infatti, la plastica è impiegata a seconda del suo colore, per essere investita dalla luce, mentre nelle Proiezioni Polarizzate la plastica è il mezzo per estrarre il colore dalla luce.

Munari fonde così, materia e luce producendo opere il cui messaggio finale oltrepassa la fisicità dell’opera. La presenza in mostra di opere come Flexy, multipli realizzati in plastica a partire dagli anni Sessanta, e Fossile del 2000 (1959), in cui componenti elettroniche e materiali metallici sono immersi in pezzi di plexiglass di forma irregolare e bruciato, dichiarano il continuo interesse di Munari nei confronti delle materie plastiche che diventano, con il tempo, elementi fondamentali nella comunicazione visiva in quanto determinano effetti cromatici variabili.

Il catalogo della mostra sarà pubblicato nei mesi successivi all’inaugurazione e conterrà prestigiosi interventi che inquadreranno criticamente gli aspetti principali ed essenziali dell’esposizione.

La mostra è realizzata e finanziata integralmente con fondi POC 2014-20 (Programma Operativo Complementare) Regione Campania.

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