Gubbio al tempo di Giotto guarda anche a Oderisi


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Mello da Gubbio, Pala di Agnano, Gubbio, Museo Diocesano

“Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d’arte nella terra di Oderisi” è il titolo della mostra che la cittadina umbra ospiterà dal 7 luglio al 4 novembre 2018 nelle tre sedi di Palazzo dei Consoli, Museo Diocesano e Palazzo Ducale. Si analizza un periodo storico cruciale per l’arte, quello che testimonia il passaggio di consegne da un Medioevo ancorato alla tradizione romanica a quello più propriamente moderno che ha in Giotto il suo portavoce più illustre.

Non a caso i curatori hanno voluto citare il nome di Oderisi, il miniatore che Dante Alighieri contrappone a Franco Bolognese nel Canto XI del Purgatorio, dove il poeta colloca i superbi. «Oh!», diss’io lui, «non se’ tu Oderisi, / l’onor d’Agobbio e l’onor di quell’arte / ch’alluminar chiamata è in Parisi?». / «Frate», diss’elli, «più ridon le carte / che pennelleggia Franco Bolognese; / l’onore è tutto or suo, e mio in parte.

Oderisi qui rappresenta lo stile tradizionale della miniatura, mentre Franco Bolognese è il nuovo corso, il “gotico”, influenzato dalla pittura di Giotto. Infatti qualche verso dopo, si legge che «Credette Cimabue ne la pittura / tener lo campo, e ora ha Giotto il grido / sì che la fama di colui è scura». In sostanza Dante fu tra i primi a intuire che Giotto era decisamente più moderno di Cimabue, così come in letteratura Cavalcanti lo era nei confronti di Guinizzelli.

La mostra si concentra sulle vicende artistiche di Gubbio tra la fine del Duecento e i primi decenni del Trecento. Nelle tre sedi saranno esposti dipinti su tavola (molti dei quali restaurati per l’occasione), sculture, oreficerie e manoscritti miniati che hanno come autori Guido di Oderisi, alias Maestro delle Croci francescane, il Maestro della Croce di Gubbio, il Maestro Espressionista di Santa Chiara ovvero Palmerino di Guido, “Guiduccio Palmerucci”, Mello da Gubbio e il Maestro di Figline.

Parecchi di questi artisti collaborarono prima con Giunta Pisano e poi con Giotto e con Pietro Lorenzetti (presente col trittico custodito a Palazzo Ducale), assimilando la loro lezione che poi importarono una volta tornati a Gubbio. La nuova lingua figurativa assunse in tal modo i caratteri dell’universalità e non fu più unicamente parlata da una ristretta cerchia sociale. Come è stato acutamente osservato «si parlò allora a Gubbio la lingua della lauda assieme alla lingua della Commedia».

La mostra “Gubbio al tempo di Giotto. Tesori d’arte nella terra di Oderisi” è allestita in tre sedi diverse, perché ci sono opere inamovibili, ma anche perché ci sono luoghi ricchi di significato che sarebbe fuorviante snaturare: il Palazzo dei Consoli che sorge sopra una magnifica terrazza che lo fa somigliare a quelle città che i santi portano in cielo nei polittici degli altari; il Museo Diocesano che si trova accanto alla chiesa cattedrale e infine il Palazzo Ducale, che nacque come sede del Comune e finì per essere la residenza di Federico da Montefeltro, signore di Urbino. Lungo questo percorso si potranno calcare le impronte degli uomini e delle donne di quel tempo antico, per vedere dalla stessa prospettiva e intendere con lo stesso gusto un’arte civica e religiosa insieme.

Curata da Giordana Benazzi, Elvio Lunghi ed Enrica Neri Lusanna, la mostra è organizzata da Civita Mostre e promossa dal Comune di Gubbio, dal Polo Museale dell’Umbria, dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, dalla Chiesa Eugubina e dalla Regione Umbria.

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