Marino Marini. In dialogo con l’uomo


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Ad Arezzo, fino al 2 novembre è in corso una grande mostra antologica di Marino Marini con oltre 100 opere, curata da Alberto Fiz e Moira Chiavarini, col Coordinamento Scientifico di Alessandro Sarteanesi, prodotta da Comune di Arezzo e Fondazione Guido d’Arezzo e progettata dall’associazione culturale Le Nuove Stanze e Magonza.   L’esposizione segue due percorsi che si integrano tra loro, il primo alla Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea con una straordinaria serie di dipinti insieme a gessi e bronzi, il secondo alla Fortezza Medicea con grandi sculture e opere monumentali.

Veduta della mostra “Marino Marini. In dialogo con l’uomo”, Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea, Arezzo
Cavaliere, 1949-1950, bronzo, Courtesy Museo Marino Marini Firenze; Courtesy e Copyright Fondazione Marino Marini Pistoia
Photo: Alessandro Sarteanesi, Magonza

Un aspetto distintivo della mostra alla Galleria Comunale è la stretta relazione con l’antico. La Galleria infatti si situa di fianco alla Chiesa di San Francesco, che custodisce il ciclo di affreschi delle Storie della Vera Croce di Piero della Francesca, ed è significativo sottolineare i rapporti tra le figure rappresentate da Marino e quelle del grande artista rinascimentale. In tal senso, va evidenziata la presenza del dipinto Le vergini del 1916 e la Zuffa di Cavalieri del 1927 ca., quest’ultimo messo a disposizione dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze, che evocano le celebri composizioni di Piero della Francesca all’interno dell’attigua Cappella Bacci. In mostra, poi, esposte per la prima volta, accanto ad alcune sculture arcaiche di Marino, le sculture ellenistiche in terracotta rinvenute durante gli scavi della Catona ad Arezzo (che l’artista vide pubblicate nel 1920 sulla rivista “Dedalo”, tra le più importanti pubblicazioni di critica d’arte dell’epoca, diretta da Ugo Ojetti) provenienti dal Museo Archeologico Nazionale Gaio Cilnio Mecenate.

Ad Arezzo il linguaggio di Marino Marini viene approfondito nelle sue fasi salienti, dall’elaborazione di forme e figure mitiche e armoniose, al passaggio verso una crescente tensione stilistica e formale. Il progetto alla Galleria Comunale d’Arte Moderna e Contemporanea prevede un’organizzazione tematica, dove pittura e scultura sviluppano una relazione dialettica.

Come avviene per esempio con l’accostamento tra Studio per Miracolo, un capolavoro plastico del 1953-54 e Orfeo, un dipinto del 1956 che sviluppa una medesima matrice lirica e poetica. Ma la componente bidimensionale e quella tridimensionale trovano una serie di convergenze nella sala dedicata ai Gridi, così come in quella delle Pomone, un soggetto che Marino ha definito come “la prima vera forma mia. Quei nudi rigogliosi sono nati dal confronto tra ciò che portavo dentro come un seme della mia naturale cultura e ciò che ho potuto vedere fuori di casa”. Accanto al teatro, dove spicca Il giocoliere, bronzo del 1939, un altro specifico ambito di ricerca è dedicato al ritratto. Marino ne ha realizzati poco meno di 150 e si possono leggere emblematicamente come princìpi intorno ai quali si sviluppa l’indagine sull’uomo. Tra le opere esposte in mostra spiccano gli omaggi agli artisti tra cui Carlo Carrà, Filippo de Pisis, Massimo Campigli, Germaine Richier, Marc Chagall e Jean Arp, collocati accanto a quello di Igor Stravinskij, del suo mercante Curt Valentin e di Marina, sua musa e compagna di vita. La mostra è accompagnata da un catalogo in italiano e inglese edito da Magonza con saggi dei curatori Alberto Fiz e Moira Chiavarini e dei testi critici di Luca Pietro Nicoletti e Giovanni Curatola. Le immagini dell’allestimento sono realizzate da Michele Alberto Sereni.

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