Alighiero e Boetti. Raddoppiare dimezzando


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All’Accademia Nazionale di San Luca a Roma, fino al 15 febbraio 2025 è esposta la mostra “Alighiero e Boetti. Raddoppiare dimezzando” dedicata a uno degli artisti più visionari e influenti del XX secolo, curata da Marco Tirelli e concepita insieme a Caterina Boetti, presidente della Fondazione Alighiero e Boetti e realizzata sotto l’­Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

Alighiero Boetti, Specchio cieco, 1975 stampa alla gelatina bromuro d’argento su carta e inchiostro su cartoncino, cm 34 x 24, Fotografia eseguita da Gianfranco Gorgoni su indicazione dell’artista, Photo courtesy Archivio Alighiero Boetti, Roma

Per il trentennale della scomparsa di Alighiero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994), nel Salone d’Onore, nella Sala bianca e nel porticato borrominiano di Palazzo Carpegna, è esposto un nucleo selezionato di opere intorno ai temi del doppio e della proliferazione dall’uno al molteplice, propri della ricerca dell’artista.

La mostra propone un percorso inusuale del suo lavoro, nei suoi aspetti più rigorosi e concettuali nonché immaginifici.

Il Salone d’Onore, riconfigurato per l’occasione da un’importante struttura allestitiva, ospita l’Opera postale (De bouche à oreille), lavoro di dimensioni colossali, creato nel 1992-93, un anno prima della morte dell’artista. Esposta raramente, l’opera costituisce una summa del suo lavoro precedente che “rimette al mondo” i passaggi più alti della sua ricerca. Realizzata con la collaborazione delle Poste francesi, de Le Magasin, Centre National d’Art Contemporain di Grenoble e del Musée de la Poste, la composizione si articola in 11 serie, ognuna delle quali formata da due elementi: le buste e i disegni (506 buste affrancate e timbrate e 506 disegni a tecnica mista).

Nella Sala bianca (di fronte al Salone d’Onore) sono presentati i famosissimi Gemelli (1968), fotomontaggio fotografico eseguito da Mario Ponsetti su indicazione dell’artista; Storia naturale della moltiplicazione (1974-1975), un grande polittico formato da 11 carte quadrettate; “Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969” (1992), installazione in cui l’artista si autorappresenta insieme a una farfalla cavolaia, allusione all’Io che supera il limite corporeo.

Nel porticato borrominiano è collocato il bronzo “Autoritratto” (1993), un’opera che ben esemplifica il processo di trasmutazione della materia in spirito, pensiero, immaginazione.

La mostra è realizzata in collaborazione con la Fondazione Alighiero e Boetti.

Accompagna la mostra un catalogo, in coedizione con Electa, con le introduzioni istituzionali del Presidente dell’Accademia Marco Tirelli e del Segretario Generale Claudio Strinati.

A seguire il saggio del curatore Marco Tirelli e i testi critici di Laura Cherubini, Angela Vettese e del matematico Paolo Zellini, oltre ai contributi di Agata e Caterina Boetti e Gian Enzo Sperone e ad un’intervista ad Adelina von Fürstenberg di Mario Finazzi. Nel catalogo sono inoltre presentate le installation view degli spazi che l’Accademia ha realizzato appositamente per la mostra.

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