1950-2000 Espressioni d’arte nel Basso Piemonte


Stampa

Presso il Castello medioevale di Monastero Bormida (AT), fino al 9 luglio è allestita “1950-2000 Espressioni d’arte nel Basso Piemonte”, mostra che propone una antologia di autori che hanno operato nel Basso Piemonte dal 1950 agli albori del nuovo millennio, realizzata a curate di Mauro Galli, Rino Tacchella e Cinzia Tesio.

Questo territorio ha dato i natali o ha ospitato un notevole numero di pittori e scultori, molti dei quali di rinomanza non solo nazionale, protagonisti attivi di alcuni movimenti d’avanguardia che hanno caratterizzato e lasciato un segno indelebile nelle espressioni d’arte del Novecento.

A loro è dedicata questa mostra che si compone di un centinaio di opere e prende avvio con dipinti e sculture realizzati negli anni ’50 appartenenti alla tradizione post impressionista, letture di paesaggio sovente realizzate en plein air da artisti come Carrà, Peluzzi, Manzone, Quaglino, Onetti, Terzolo, le sorelle Formica, Boetto, Platone, Bellotti, il chiarista Deamicis, Sassi, Valinotti e Marengo, solo per citarne alcuni. Altri sviluppano una ricerca personale astratta e polimaterica come Gallizio o con l’impiego di una originale variazione figurale come Tanchi Michelotti, oppure post futurista e post cubista come Morando e in alcune occasioni Cuniolo.

Berto Ravotti, Ombre e luci, 1968

Figurativi o astratti sono anche gli scultori Ferrari, Poggio, Marchese, Spinoglio, Unia, Girotti, Umberti e Pedenovi che si esprimono con tecniche e materiali differenti come la creta, il bronzo, la ceramica e l’acciaio.

Sempre nello stesso decennio nascono tra i giovani artisti le prime esperienze informali che lentamente si propagheranno e resteranno in atto per alcuni decenni su tutto il territorio nazionale. Alcuni degli artefici di questa sezione sono Pace, Leddi, Boschi, Bisaccia, Levrero, Quaglia, Ciuccetti, Reviglio, Ruga e in scultura Garelli e Rosso.

Segue una ricerca spaziale e nucleare sull’onda dello sconvolgimento provocato dall’intuizione di Lucio Fontana che l’opera d’arte va ben oltre la tela, e può propagarsi liberamente nello spazio circostante come nelle opere monocromatiche di Cacciola, Cavalli che impiega fili e pietre e negli spazi carichi di mistero di Montagnana, periodo in cui si sviluppano le installazioni di Tallone, Zitti, Sciutto e gli interventi sul paesaggio a cui partecipano Boggeri, Casarini, Cultrera e Lanzoni.

Sono rappresentati artisti di derivazione pop (ne sono un esempio le camicie ingrandite di Fissore e i racconti tra il pop e il fumetto di Ferraris), ma soprattutto non mancano coloro che si rifanno all’arte povera, un movimento nato e sviluppatosi proprio a Torino, movimento al quale partecipano artisti di tutte le province, da Carrea, che utilizza supporti poveri sui quali interviene con minimi segni, a Marchelli, che associa segni, materiali e colori a stimoli provenienti dalla musica, a MAC (Gian Luigi Delpin) che riproduce elementi naturali con materiali eterogenei.

Affini alla fantasia sconfinata, alla musica, alla moda femminile e al teatro sono i lavori di Miroglio, Coffano, i collages di Fresu, le invenzioni figurali di Colombotto Rosso o le sculture ingigantite, ma lievi di Tamburelli.

Infine, vi è una sezione che raggruppa gli artisti la cui ricerca si è slegata dalla rappresentazione didascalica e fotografica: da Berruti alle dispersioni nello spazio di De Luca, dal testo che diviene forma in Fallini, al passaggio dall’astrattismo verso una modulazione informale di Francia, la scultura colorata di Balbo, oppure geometrie ed estroflessioni come in Surbone, Orsi e Cordero, le prospettive tridimensionali di Mega e infine l’esperienza optical di Ravotti e le fotografie di Fossati, Decorato e Cazzola.

La mostra è corredata da un catalogo in cui ai testi critici segue la riproduzione a colori di tutte le opere esposte.

Share Button