Gino Galli. La riscoperta di un pittore tra Futurismo e ritorno all’ordine


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Il MLAC, Museo Laboratorio di Arte Contemporanea di Roma “riscopre” Gino Galli esponendo, fino al 6 maggio, cinquanta lavori, provenienti per lo più da collezioni private, nella mostra “La riscoperta di un pittore tra Futurismo e ritorno all’ordine” realizzata a cura di Giulia Tulino e Edoardo Sassi.

Questa personale ha il merito di riportare in luce un’artista dimenticato, che aderì al futurismo di Marinetti, fu precoce frequentatore dell’atelier pariolino di Balla, suo maestro, fu precettore di Luce, co-direttore della rivista “Roma futurista” e vicino a Bottai. Protagonista di due importanti mostre nel ’19 e nel ’21 alla Casa d’Arte Bragaglia di Roma. Sembra che la data della morte di Galli sia stata spesso erroneamente spostata dal ’44 al ’54. Pare inoltre che Gino fosse morfinomane, omosessuale, d’indole cupa e in aggiunta anche vulnerabile. Ragione per cui, dicono, fu facilmente inglobato fra i membri della polizia segreta fascista.

Gino Galli, Riposo, 1918-19-Collezione privata, Roma-Foto Simon D’Exéa

Era sub-confidente nella rete di Bice Pupeschi, amante del capo dell’OVRA Arturo Bocchini. Inoltre Galli fu appassionato di occultismo e il suo profilo sfugge perfino agli studi storici ad ora esistenti sul Futurismo.

Salviamo Balla per le influenze pittoriche e Mussolini per l’inquadramento storico; il resto è biografia. Interessa, invece, che in mostra si presenta la produzione di un Galli anni Venti, Trenta e Quaranta. Che ai suoi esordi futuristi segue una virata all’ordine, come il titolo della mostra anticipa. La tensione verso un realismo magico inusitato, tra luci calde e sagome luminescenti. Interrogheranno le sue nature morte, i paesaggi con rovine, i ritratti nei quali la luce concorre all’intensificazione del carattere psicologico.

A Galli si riconosce pure il merito (o il torto?) d’aver dipinto su grande formato alcuni soggetti esplicitamente erotici, “quadri scandalo”. Uno dei quali fu trovato murato in fondo ad una cantina e sul quale Elica Balla, secondogenita del maestro, avrebbe voluto intervenire con un atto pittorico di censura, ovviamente negato.

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