Rainbow. Colori e meraviglie fra miti, arti e scienza


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Il MUDEC, Museo delle Culture di Milano, fino al 2 luglio propone un progetto espositivo fatto di diverse narrazioni legate all’arcobaleno, inteso come fenomeno naturale, culturale, spirituale e umano, attraverso le opere di: Josef Albers, Shūsaku Arakawa, Cory Arcangel, Mirosłav Bałka, Giacomo Balla, Maria-Fernanda Cardoso, Judy Chicago, Amalia Del Ponte, Flavio Favelli, Laura Grisi, Aleksandra Kasuba, Auguste e Louis Lumière, John Mawurndjul, Kathleen Petyarre, Sinibaldo Scorza, Frank Stella, Diana Thater.  
La mostra si apre con un’installazione site-specific che l’artista americano Cory Arcangel (1978), ha ideato appositamente per l’iconico spazio dell’agorà: una moquette con gradiente arcobaleno generato tramite computer-grafica.

Mirosław Bałka, 2020-Saponette e filo di acciaio- Courtesy Galleria Raffaella Cortese

Entrando nelle sale espositive, si è accolti dall’opera di Laura Grisi (1939-2017): tramite un fascio di luce che viene rifratto da un prisma, il visitatore assiste a un fenomeno fisico e allo stesso tempo miracoloso. Un prodigio antico, raffigurato anche dal Sacrificio di Noè dopo il diluvio di Sinibaldo Scorza (1589-1631), dove l’arcobaleno è simbolo del perdono divino e promessa di una nuova vita.
Un’altra sezione della mostra, allestita in collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Milano, esplora il modo in cui gli animali percepiscono il colore, mettendo in dubbio il primato della visione umana. Si riflette anche sul colore come sistema di comunicazione, che si può vedere non solo nel piumaggio variopinto degli uccelli, ma anche nelle tonalità sgargianti del ragno australiano Maratus, filmato da Maria-Fernanda Cardoso (1963).
Per esplorare la fisica dell’arcobaleno e i modi in cui gli artisti hanno indagato il fenomeno della rifrazione, sono esposti antichi volumi scientifici, strumenti ottici dal Liceo “Sarpi” di Bergamo e un’opera di Amalia del Ponte (1936), una variante dei suoi leggendari prismi creata proprio per la mostra. Lo studio analitico di forme e fenomeni luminosi si riconosce inoltre nelle opere di Giacomo Balla, Josef Albers, Frank Stella e Shῡsaku Arakawa.
La purezza della struttura e l’ordine cromatico avvicinano formalmente le opere dei modernisti all’installazione dell’artista polacco contemporaneo Mirosław Bałka (1958-) e al prezioso tessuto funerario (Perù, cultura Nasca, I secolo a.C.) dai fili multicolori intrecciati.
Segue lo studio dei diversi significati simbolici dell’arcobaleno attraverso pezzi delle collezioni del MUDEC e prestiti che restituiscono la complessità della mitologia del serpente arcobaleno, diffusa dalle antiche culture del Sud America all’Asia, dall’Africa all’Australia.
La seconda sala si apre con ambienti creati “da” e “con” il colore. Le foto dell’americana Judy Chicago (1939) documentano le sue performance storiche con l’utilizzo di fumi colorati; il modello della lituana Alexandra Kasuba (1923-2019) testimonia l’ambiente da lei realizzato per The Rainbow Show; il video di Diana Thater propone una riflessione, tramite i colori dello spettro, tra tempo eterno e tempo fugace.
Una riflessione critica sul tema dell’arcobaleno è infine condotta da Flavio Favelli (1967), che dispone nella sua opera dei francobolli in sfumature dai toni dell’arcobaleno. Di Favelli, nel prossimo mese di aprile verrà inaugurato il murale nei cortili dell’ex Ansaldo.

Il programma Rainbow prevede eventi in collaborazione con il Planetario e il Museo di Storia Naturale, e si arricchirà a maggio 2023 della Black Arts School Modality, una serie di workshop, ideati dalla curatrice americana Romy Crowford, volti a plasmare la conoscenza del Black Arts Movement.

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