Vivian Maier. The Self-Portrait and its Double


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Anne Morin e Loredana De Pace sono le curatrici della mostra di Vivian Maier (1926-2009) “The Self-Portrait and its Double” composta da 93 autoritratti che attraversano la misteriosa vita dell’artista americana, ospitata fino al 16 marzo prossimo nei Magazzini della Corticella del Santa Maria della Scala a Siena.
La mostra ripercorre l’opera della tata-fotografa che, attraverso la fotocamera Rolleiflex e poi anche con la Leica, trasporta i visitatori per le strade di New York e Chicago, dove i continui giochi di ombre e riflessi mostrano la presenza-assenza dell’artista che, con i suoi autoritratti, cerca di mettersi in relazione con il mondo circostante.

Vivian Maier-Untitled, Chicago, IL, July 1979-Chromogenic print, printed 2017 ©Estate of Vivian Maier, Courtesy of Maloof Collection and Howard Greenberg Gallery, NY


L’allestimento al Santa Maria della Scala accompagna il visitatore lungo tre sezioni: la prima è dedicata a “L’Ombra”, intesa come autorappresentazione: un tema  che attraversa il lavoro di Vivian Maier sin dai suoi esordi, nei primi anni Cinquanta, fino agli anni Novanta. “Miss Viv” ha continuato a sviluppare un registro compositivo di grande ricchezza ed estrema complessità, combinando queste scoperte estetiche insieme alle categorie chiave dell’ombra, del riflesso e dello specchio. Ed e proprio con “Il Riflesso”, a cui è dedicata la seconda sezione, che Vivian Maier reinterpreta il campo lessicale della fotografia attraverso l’idea di auto-rappresentazione. L’autrice usa mille stratagemmi per collocare se stessa al limite tra il visibile e l’invisibile, il riconoscibile e l’irriconoscibile. I suoi lineamenti sono sfocati, qualcosa si interpone davanti a loro o li rimanda altrove, si apre su un fuori campo o si trasforma davanti ai nostri occhi. Il suo volto ci sfugge ma non la certezza della sua presenza nel momento in cui l’immagine viene catturata. Ogni fotografia è un gioco a nascondino. Ogni fotografia è di per sé un atto di resistenza alla sua invisibilità. Infine la sezione e dedicata a “Lo Specchio”, un oggetto che appare spesso nelle immagini di Vivian Maier. È frammentato o posto di fronte a un altro specchio oppure posizionato in modo tale che il suo viso sia proiettato su altri specchi, in una cascata infinita. È lo strumento attraverso il quale affronta il proprio sguardo, questo “Io” davanti a “Me”. 
Una mostra che racconta numerose e diverse sfaccettature di un’autrice che resta ancora oggi avvolta da un alone di mistero.

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