Giuliana Balice. Equilibri instabili


Stampa

           
Alla Fondazione Sabe per l’arte di Ravenna è il turno di Giuliana Balice (Napoli, 1931) con la mostra “Equilibri instabili”, fino al 1 aprile, a cura di Italo Tomassoni anche autore della monografia “Giuliana Balice. Una geometria inquieta”, Skira, 2022.

La mostra, che gode del patrocinio del Comune di Ravenna e del Dipartimento di Beni Culturali dell’Università di Bologna, sede di Ravenna, attraversa la ricerca artistica di Giuliana Balice con una selezione di sedici opere che vanno dalla fine degli anni Sessanta ai primi anni Dieci del Duemila. Abbandonata la figurazione naturalistica, l’artista si concentra sulle valenze percettive delle forme geometriche nella loro articolazione spaziale. La determinazione di un campo esperienziale per dislocazioni di moduli e volumi statici e dinamici, leggeri o pesanti, è infatti una delle costanti della sua ricerca. Le sue strutture tendono al dialogo con un certo minimalismo, ma si distaccano da quest’ultimo per la maggiore dinamicità e obliquità che spesso assumono.

Giuliana Balice, Senza titolo, 1971-Metacrilato trasparente e metacrilato nero opaco, cm30x30

Il titolo della mostra, Equilibri instabili, è stato scelto prendendo spunto da un ciclo avviato negli anni Novanta, rappresentato in mostra da un’opera omonima del 2001, proprio per indicare questa tendenza intrinseca allo sbilanciamento e alla dinamizzazione di linee e volumi. Accanto ad alcuni primi volumi del 1969 quali “Bianco verticale” e “Fluttuante” sono presenti nel percorso espositivo alcuni bozzetti plastici di interventi paesaggistici concepiti nei primi anni Novanta e altre opere quali “Delfica” (1990), “Polluce” (2005) o “Allunaggio di un prisma” (2005) che spiccano per i rimandi eccentrici ed enigmatici. La praticabilità materiale dello spazio per forme pure è il progetto alla base del lavoro di Balice che mira a eludere il disordine percettivo proprio dell’esperienza ordinaria. Sono soprattutto i lavori realizzati tra la fine degli anni Novanta e i primi Duemila a orientarsi in questa direzione, grazie anche all’impiego sistematico di materiali industriali quali l’acciaio, l’alluminio, il metacrilato, il plexiglas o il legno verniciato: materiali variamente riproposti nel tempo che danno corpo a proiezioni volumetriche e oggettuali volte a determinare la loro stessa presenza nell’ambiente, non per affermare verità altre, ma per ricucire un’ipotetica unità tra esistenza e forma, tra creatività e mondo.

Il progetto espositivo è completato da un catalogo edito da Danilo Montanari e arricchito da altri eventi organizzati nel periodo di apertura della mostra.

Share Button