Robert Smithson. Rome is still falling


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Il MACRO, Museo d’Arte Contemporanea di Roma, continua a esplorare la relazione tra Roma e i percorsi artistici di grandi artisti internazionali che hanno vissuto e lavorato nella città alla fine del XX secolo e in quest’ottica, fino al 21 maggio prossimo, propone “Rome is still falling” che raccoglie una serie di venti opere di Robert Smithson realizzate tra il 1960 e il 1964, molte delle quali presentate al pubblico per la prima volta. Nel 1961, all’età di ventitré anni, Smithson arriva a Roma per una personale di opere a tema religioso presso la galleria George Lester.

E questa mostra prende come punto di riferimento proprio quella alla galleria George Lester presentando un nucleo di venti opere giovanili dell’artista meno note al pubblico, che attingono e allo stesso tempo si discostano dalle idee religiose e sperimentali di Smithson durante il suo periodo romano. Il titolo della mostra deriva da una lettera che Smithson scrive, mentre si trova nella città eterna, nel luglio 1961, alla moglie Nancy Holt e nella quale compaiono, nell’angolo in basso a sinistra del foglio, le quattro parole: ‘‘Rome is still falling’’.

Robert Smithson, Rome is still falling, MACRO, Museo d’Arte Cotemporanea di Roma

Il periodo precedente al 1964-65 è considerato dall’artista ‘‘un momento di ricerca, di indagine’’ e al contempo una fase di transizione e di sviluppo. Smithson dichiara di ‘‘aver iniziato a lavorare sentendosi pienamente artista intorno al 1964-65.’’ La mostra presenta dunque opere realizzate prima di questa sua “consapevolezza” artistica: dalle rappresentazioni dei piedi e del volto di Cristo e del Cristo caduto, alle pubblicità e ai ritagli di riviste, alternati a temi della pittura religiosa, da figure alate a inchiostro nero e matita, a strutture architettoniche circondate da parole e lettere che vanno al di là di qualsiasi significato concreto. Rome is still falling introduce anche un’altra fase dell’opera di Smithson: i lavori su carta che l’artista inizia successivamente, all’età di venticinque anni, nel 1963 a New York, in cui l’immaginario religioso lascia spazio a figure tratte da fumetti, riviste erotiche e dalla cultura popolare.

All’interno dello spazio espositivo, a dare voce all’artista sono anche alcuni estratti degli scritti e delle poesie di Smithson, per contestualizzare e inquadrare il suo rapporto con Roma e la sua ossessione per i temi religiosi e spirituali.

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