Per il progetto REPLAY, al MAC di Lissone, fino al 29 gennaio è presentata N 0, un’installazione context-specific dell’artista Domenico Antonio Mancini (Napoli, 1980) che gioca sull’idea di mascheramento e conseguente disvelamento della collezione dello storico Premio Lissone, mettendola al centro di un’attenzione rinnovata. N 0 mira anche a innescare una serie di riflessioni generali sulla vita, sul ruolo dei musei d’arte contemporanea oggi e il loro rapporto con il pubblico.
Per questo progetto, Domenico Antonio Mancini sceglie di partire dalla specificità del luogo: Lissone, il museo, il Premio e il suo allestimento. La Sala Gino Meloni presenta una selezione di opere della collezione permanente del MAC: 34 dipinti allestiti in stile quadreria.
L’installazione di Mancini prende spunto da queste caratteristiche fisiche per farsi strumento di analisi del rapporto tra la collezione e lo spazio in cui è allestita, le modalità con cui il pubblico entra in relazione con le opere e il rapporto che intercorre tra le stesse.
Nella sua dimensione visiva, N 0 offre al pubblico una visione inedita eppure familiare, e quindi perturbante, della Sala Gino Meloni: i visitatori sono immersi in un ambiente rinnovato. Delle 34 tele dello Storico Premio Lissone, per l’intera durata della mostra ne è visibile una sola, che diviene parte integrante dell’installazione di Mancini: Cartello n. 20 (1960) di Mario Schifano, Premio Acquisto del XII Premio Lissone (1961). Prendono il posto delle altre 33 tele altrettante tele, delle medesime dimensioni, realizzate dall’artista.
Cartello n. 20, scelto da Mancini, è un dipinto su carta da pacchi con i toni dell’arancio che reca in nero la scritta “N 20” e che fa parte del ciclo di opere monocrome di Schifano. Facendo leva sulla natura astratta e assoluta del monocromo, Mancini porta avanti la sua radicale riflessione sul linguaggio pittorico che nel nero assoluto sembra assorbire le ricerche più avanzate della pittura astratta novecentesca. Oltre la sintesi assoluta sul piano pittorico espresso dal monocromo nero, per Mancini vi è lo spazio dell’installazione abitato dalla storia del Premio e dai suoi molteplici pubblici. L’installazione di Mancini, infatti, concentra l’attenzione del pubblico su questa singola opera del Premio, isolandola, “incorniciandola” concettualmente e formalmente, per proporre alla riflessione del pubblico gli elementi immateriali che nello spazio del museo albergano, quali le storie individuali, la storia istituzionale e anche le esperienze di chi entra nello spazio espositivo. Nel quadro di Schifano le lettere precludono “allo spettatore ogni appiglio, ogni pretesto di comunicazione (…)” (Filiberto Menna). Nell’installazione di Mancini, invece, ogni tela reca un numero come chiaro riferimento alla didascalia, dispositivo di identificazione dell’opera, che diviene centro d’osservazione e fulcro del messaggio.
Nel corso del periodo espositivo di N 0 si terranno due incontri pubblici con esperti del mondo dell’arte contemporanea: il primo mercoledì 30 novembre, alle ore 19, con Riccardo Venturi; il secondo giovedì 15 dicembre, alle ore 19, con Caterina Riva, direttrice artistica del MACTE di Termoli (CB).