Giacinto Bosco. Doppio sogno. L’amore tra mitologia e mitografia


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Sul Lungolago e nell’Arsenale di Iseo (BS), fino all’11 settembre sono in mostra 40 opere in bronzo monumentali di Giacinto Bosco (Alcamo, TP, 1956), uno degli scultori figurativi più accreditati del panorama italiano tra coloro che proseguono la tradizione classica del Novecento.

La mostra, che ripercorre il percorso creativo dell’artista siciliano, è curata da Angelo Crespi, organizzata dal Comune di Iseo, in collaborazione con la Fondazione L’Arsenale, con il patrocinio della Regione Lombardia, della Provincia di Brescia, della Comunità Montana del Sebino Bresciano, con il contributo di Liquid Art System di Franco Senesi e di CUBRO Fonderia Artistica.

Giacinto Bosco, Rosa fresca aulentissima

Alcune delle creazioni di Bosco ruotano attorno al tema della luna, uno dei suoi temi più caratteristici e riconoscibili, in cui figure elementari quanto struggenti, che spesso anelano un contatto col satellite terrestre, sembrano librarsi mentre si dondolano su altalene appese al cielo, o tentano esercizi di equilibrio tenendosi sollevati su sedie e scale, arrampicandosi su funi.

Da esse traspare la solennità di sentimenti antichi e primari, come quello dello stupore umano di fronte all’astro notturno, che fu cantato da poeti quali Ariosto, Leopardi e Borges e che ispirò musicisti quali Beethoven e Debussy che, a loro volta, sono modelli culturali e della tradizione per Bosco.

A queste opere si aggiungono quelle in cui l’artista riflette sul mito dell’amore.

Sottolinea Angelo Crespi: “Il lavoro di Giacinto Bosco si concentra sulla mitografia dell’amore cioè sulla riscrittura in chiave di mito del sentimento dell’amore. Non c’è però nessuna tentazione archeologica, semmai la rappresentazione in chiave moderna e simbolica del desiderio d’amore. Quella di Bosco è infatti una mitologia personale e universale in quanto riflessione sul particolare ed è proprio qui la grandezza dell’arte di cogliere nel frammento l’eternità; le sue figure hanno la leggerezza di un Peynet o di un Folon ma nella solida resistenza del bronzo, gravi eppur leggere sono una plastica rappresentazione del desiderio desiderante che unisce la donna e l’uomo”.

A corredo della mostra è stato pubblicato un catalogo da Electa.

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