Louise Nevelson. Persistence


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La mostra di Louise Nevelson (Pereiaslav, Ucraina, 1899 – New York, 1988), “Persistence”, alle Procuratie Vecchie di Venezia fino all’11 settembre, è un Evento Collaterale della 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia che segna, altresì, il sessantesimo anniversario della partecipazione dell’artista alla Biennale Arte del 1962, quando fu chiamata a rappresentare gli Stati Uniti nel padiglione americano.
La mostra, che riunisce oltre sessanta lavori realizzati dalla Nevelson tra gli anni Cinquanta e gli anni Ottanta, è curata da Julia Bryan-Wilson, docente di Arte Moderna e Contemporanea a Berkeley, Università della California.
Articolata in nove sale del secondo piano delle Procuratie Vecchie, è la più ampia e approfondita rassegna realizzata in Italia dal 2013. Sono qui esposte le celebri e monumentali sculture dipinte insieme a esempi meno conosciuti dei suoi importanti collage, a rappresentare l’approccio unico e distintivo dell’artista all’astrazione e all’assemblaggio. Inoltre, nel percorso espositivo sono messe in evidenza le connessioni formali e concettuali tra le diverse fasi e i diversi momenti del lavoro della Nevelson.
Cuore dell’esposizione sono le sculture di grandi dimensioni in legno dipinto, pezzi iconici della produzione della Nevelson, tra le quali svettano esempi provenienti da diversi cicli scultorei prodotti negli anni Cinquanta, Sessanta, Settanta e Ottanta. Ma sono anche presenti esempi delle sue sculture bianche, tra le quali l’installazione multipla a colonna Dawn’s Presence – Three (1975) e dei suoi rari lavori color oro, come The Golden Pearl (1962).

Louise Nevelson, Dawn’s Presence – Three, 1975, wood painted white, 123″ x 127″ x 99″ (312.4 cm x 322.6 cm x 251.5 cm), SCULPTURE, No. 08833, Alt # PAM #717, format of original photography: digital


Il percorso sottolinea la relazione tra il lavoro della Nevelson come scultrice e la sua pratica, durata tutta la vita, dedicata ai collage e agli assemblaggi da parete. I collage e gli assemblage scultorei sono infatti presentati in dialogo con i lavori di grandi dimensioni, per gettare luce sui tratti fondamentali del processo creativo, ma anche sul suo interesse per materiali non convenzionali come legno grezzo, metallo, cartone, carta vetrata, pellicola di alluminio.
L’eredità di questa grande artista americana vive, oltre che nell’attività della Louise Nevelson Foundation, anche nei musei e negli spazi pubblici delle più importanti città americane, e in particolare a New York dove un gruppo delle sue sculture monumentali in acciaio ha una collocazione permanente nella Louise Nevelson Plaza, nel Financial District della città. Nove sue sculture da parete si trovano nella Chapel of the Good Sheperd della Chiesa di Saint Peter a Midtown Manhattan, per la quale la Nevelson disegnò anche la lampada della cappella e i paramenti, concependo un ambiente totale che lei descrisse come “un’oasi”. Oggi il lavoro di Louise Nevelson si trova nelle collezioni di tutti i maggiori musei americani, tra cui il Metropolitan Museum of Art di New York, Il Museum of Modern Art di New York; la National Gallery of Art di Washington, D.C., il Los Angeles County Museum of Art e il San Francisco Museum of Modern Art. Le sue opere sono inoltre presenti in collezioni museali europee, incluse quelle della Tate di Londra, della Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, del Louisiana Museum of Modern Art di Humlebæk in Danimarca, del Moderna Museet di Stoccolma, e di numerose altre istituzioni internazionali.

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