In occasione della Biennale arte Ca’ Pesaro di Venezia riparte dalle proprie collezioni e dalla pittura, allestendo una mostra, aperta fino al 23 ottobre, di uno dei maestri dell’arte italiana del secondo dopoguerra, Afro Basaldella, realizzata con la direzione scientifica di Gabriella Belli e a cura di Elisabetta Barisoni e Edith Devaney.
Riconosciuto come figura centrale dell’astrattismo internazionale, Afro parte prima da Venezia e poi da Roma per portare la sua ricerca negli Stati Uniti, diventando ben presto l’artista italiano più conosciuto e apprezzato dal collezionismo americano. Grazie alla collaborazione con l’Archivio Afro e l’arrivo di alcuni importanti prestiti nazionali e internazionali, Ca’ Pesaro rende omaggio ad un autore ben rappresentato nelle proprie collezioni e intende riportare nuova luce sull’intenso rapporto che, nei fervidi anni Cinquanta, si è instaurato tra l’arte italiana e quella americana che viveva il nascere dell’espressionismo astratto e dell’action painting.
Nato a Udine nel 1912, frequenta per lungo tempo gli ambienti culturali e artistici di Venezia e Roma. Dal periodo veneziano Afro porta con sé la conoscenza dell’arte che si era sviluppata a cavallo del Rinascimento, da Tiziano a Tintoretto, fino al Seicento. Tra la metà degli anni Trenta e lo scoppio della Seconda Guerra mondiale si avvicina agli artisti che operavano in laguna e a Roma, come Scipione, Mario Mafai, Corrado Cagli, Armando Pizzinato, Giuseppe Santomaso. A Milano frequenta lo studio di Arturo Martini e quello di Ennio Morlotti e diventa amico di Renato Birolli. Il dopoguerra registra in Italia un grande fermento culturale e si sviluppano numerose riflessioni intorno all’arte moderna, che originano altrettanti gruppi artistici. Dal Fronte Nuovo delle Arti al Movimento arte concreta, dallo Spazialismo al Gruppo Origine, fino a Corrente. Afro aderisce per un breve momento al Gruppo degli Otto con Birolli, Morlotti Antonio Corpora, Mattia Moreni, Giulio Turcato, Emilio Vedova e Santomaso, pur mantenendosi sempre indipendente. Nel 1949 è selezionato per partecipare alla celebre mostra Twentieth Century Italian Art tenuta nel 1949 al MoMA e nel 1950 è invitato per la prima volta dalla galleria di Catherine Viviano a New York, che gli dedicherà numerose mostre monografiche fino al 1968. Durante tutti gli anni Cinquanta Afro è instancabile esploratore della cultura visiva europea e americana; a New York vede le opere di Arshile Gorky mentre a Roma arrivano, in momenti diversi, numerosi artisti americani come Cy Twombly, Philip Guston, Robert Rauschenberg, Conrad Marca- Relli, Sebastiàn Matta e Willem de
Kooning, cui Afro presta il proprio studio nel 1959.
Attraverso 45 capolavori affiancati ad alcuni selezionati disegni e a preziosi materiali d’archivio, la Galleria Internazionale d’Arte Moderna intende presentare gli anni cruciali della produzione di Afro, quando l’artista è a stretto contatto con il mondo americano e porta a compimento la sua capacità di sviluppare un linguaggio sempre personale, che unisce l’intima assimilazione della pittura veneziana e del colore tonale alle riflessioni sul cubismo sintetico e sull’astrattismo.
L’opera di Afro diventa così, nelle sale monumentali del secondo piano di Ca’ Pesaro, un grande racconto, poetico e potente, intimo e allo stesso tempo universale, ambientato laddove la memoria e la Storia si arricchiscono di umanità e grandezza evocativa, sostenute da una tecnica altissima e da un inesauribile amore per la pittura.
La mostra include anche una piccola ma preziosa selezione delle opere di artisti legati alla vita e alla produzione di Afro negli anni della maturità, come Matta e Scialoja, insieme ai contatti con la scena artistica americana, tra cui il legame spirituale, a distanza di tempo, con Arshile Gorky e il rapporto di amicizia stretto con Willem De Kooning.