Marco Cingolani. Libri dipinti


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A Villa Cattolica di Bagheria in Sicilia, sede del Museo d’Arte Contemporanea Renato Guttuso, fino al 30 aprile prossimo Marco Cingolani (Como, 1961) è ospite con la sua mostra “Libri Dipinti”, organizzata dal Comune di Bagheria, dall’assessorato alla Cultura in collaborazione con la galleria Drago artecontemporanea.

È lo stesso Marco Cingolani a raccontare come nasce questa mostra: un po’ per caso e un po’ perché il suo studio a Brera, Milano, è un luogo incredibile in cui, in mezzo a centinaia, forse migliaia di opere, può capitare di imbattersi nella sua collezione di animali di plastica, o di riviste d’arte, di pop up o cataloghi d’asta. Il tutto mentre si è circondati e incuriositi da tanti libri. Libri accatastati nelle traballanti librerie, sui tavoli, tra i pennelli o nel bagno. Dice Cingolani che saranno ventimila ma c’è da credere che sia un numero detto a caso, per tranquillizzare lo spettatore con la solidità di un numero qualsiasi.

Dice Cingolani: “Possiedo circa ventimila libri, ma penso di averne avuti tra le mani molti di più; libri di ogni formato, altezza, spessore, contenenti frasi, concetti, immagini, ma soprattutto ventimila meravigliose copertine. I libri che preferisco sono i libri chiusi, appoggiati sul tavolo con la copertina che ti guarda, oppure nella libreria con il dorsino in bella vista, mentre il retro, spesso e purtroppo, è abbandonato al testo e alla spiegazione, insignificante aspetto rispetto all’importanza estetica del libro. Nelle mie frequentazioni giornaliere di cassonetti della carta o nell’estasi dell’acquisto di libri in asta, a scatoloni pieni si intende, ho acquisito centinaia di libri doppi, a volte tripli ed un giorno, per l’amico Pietro Drago, ho provato a dipingere le copertine: meraviglia! Potevo continuare ad amare e maneggiare i libri senza doverli, per fortuna, leggere. D’altronde bisogna leggere tutti i Segretissimo o i gialli Mondadori per apprezzare le copertine di Carlo Jacono, l’inventore dello strabiliante Cerchio rosso in cui iscriveva le scene? Bisogna forse leggere i romanzi rosa per apprezzare le callipige donne di Fernando Carcupino, oppure sorbirsi viaggi interstellari per collezionare Urania e le strepitose copertine di Karel Thole? Le copertine non sempre danno l’idea del contenuto libro, oppure lo danno in senso generale; pistole nei racconti polizieschi, tramonti romantici per le storie d’amore, ma come la mettiamo con il gigante Bruno Munari, che con semplici quadrati colorati ha reso digeribili i saggi Einaudi? Eppure Munari ha dato il suo meglio nelle plebee collane del Club degli Editori; grafica spinta, ritagli e sovrapposizioni, un caos organizzato che ci fa mettere, come sempre d’altronde, sull’attenti! Non ho letto tutti i libri di cui dipingo le copertine, ma sono sicuro che sono pieni di dialoghi, discorsi, pettegolezzi, incontri segreti e manifesti, innamoramenti e tradimenti, ovvero la simpatica e tragica fiera delle vanità dell’umanità; quindi ho deciso che le mie copertine saranno un omaggio all’incontro e allo scambio, perciò, in mezzo ai colori che sembrano natura o formano spazi, l’umanità dialoga, vende, compra e si presenta: mi chiamo Marco Cingolani”

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