Tapio Wirkkala e Toni Zuccheri alla Venini


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Per “Le stanze del vetro”, Marino Barovier cura le due mostre personali in contemporanea alla Venini di Venezia di Tapio Wirkkala e Toni Zuccheri, aperte fino al 13 marzo 2022, dedicate alla produzione di due artisti e designer che furono presenti alla Venini, che celebra quest’anno il suo centenario, dagli anni Sessanta del secolo scorso. Ognuno di loro, con la sua forte personalità, contribuì a caratterizzare la produzione della vetreria che, in quegli anni di grande trasformazione, non solo seppe proporre nuovi modelli senza rinunciare all’uso del colore, ma riuscì anche a rispondere alle nuove esigenze di essenzialità provenienti dal mondo del design.

Il celebre designer finlandese Tapio Wirkkala esordì alla Biennale di Venezia nel 1966 dove si poterono apprezzare gli eleganti esiti del suo lavoro. Forte di un’esperienza nel mondo del vetro nordico presso la manifattura Iittala, Wirkkala coniugò la sua cultura con le tipiche lavorazioni muranesi, dalle quali rimase affascinato, che gli offrirono nuove possibilità espressive: prese progressivamente confidenza con la tecnica della filigrana e con la “scoperta” del colore, ricorse spesso alla tecnica dell’incalmo per l’esecuzione di manufatti policromi in vetro trasparente affiancando cromie diverse, in prevalenza dai toni freddi, ma anche con note vivaci. Ne sono un esempio, tra l’altro, le Meduse realizzate in filigrana sommersa, i vasi Pianissimo, i Gondolieri, dalle forme essenziali come i Coreani e le famosissime Bolle, serie queste ultime destinate a un grande consenso. Caratteristico della sua ricerca è anche l’impiego di murrine di grandi dimensioni, che egli utilizzò in particolare per l’esecuzione di una serie di piatti. In un continuo lavorio, le serie successive nacquero da ulteriori sperimentazioni con l’impiego di stampi, soprattutto nei nuovi piatti, e da variazioni sul tema della filigrana spesso accostata al vetro opaco.

Tapio Wirkkala per Venini, Piatto e coppe della serie Coreani, 1966 ca © TAPIO WIRKKALA, by SIAE 2021

La sperimentazione sulla materia vitrea e sui processi di lavorazione sono invece le note distintive di Toni Zuccheri che, ancora studente di architettura, giunse alla Venini chiamato per dar forma a un bestiario in vetro, presentato alla Biennale del 1964. Sono anatre in vetro policromo insieme a inediti animali in vetro e bronzo (tacchino e faraona) a cui si aggiunse un’originale upupa dalle innumerevoli penne eseguite a caldo e dalla valenza scultorea. Questo primo bestiario, viene affiancato da alcune serie di vasi che dimostrano l’indagine di Zuccheri sulle possibilità della trasparenza, seguite negli anni successivi (1967-68) da nuovi vetri opachi dalle intense colorazioni e dalla linea organica, ispirata al mondo vegetale (Tronchi, Ninfee, Scolpiti). Dalla fine degli anni settanta il bestiario in vetro si arricchisce di nuovi modelli, riconfermando l’interesse di Zuccheri per questo tema, declinato in maniera mai scontata. Di grande interesse è anche il lavoro che l’artista svolge nel corso degli anni sessanta sul vetro di grosso spessore per la realizzazione delle celebri vetrate grosse per e con l’architetto Gio Ponti.

Il progetto espositivo Tapio Wirkkala e Toni Zuccheri alla Venini. Due mostre a Le Stanze del Vetro è accompagnato da due distinti cataloghi monografici editi da Skira: “Tapio Wirkkala alla Venini” e “Toni Zuccheri alla Venini”, entrambi a cura di Marino Barovier e Carla Sonego. Le due monografie illustrano rispettivamente il lavoro di Wirkkala e Zuccheri alla Venini che è stato ricostruito attraverso un’accurata ricerca documentaria basata sia sul materiale d’archivio della vetreria che da quello messo a disposizione dagli eredi.

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